Sono 4 milioni gli immigrati che vivono in Italia, molti di loro come me da più di un decennio. Eppure la quasi totalità di queste persone non solo non hanno alcuna speranza di poter ottenere la cittadinanza italiana, ma si trovano spesso privi anche di un semplice permesso di soggiorno, pur avendone diritto. Sono oltre 700 mila, infatti, secondo il Sole 24 ore, gli immigrati in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno.

L’articolo 5 del Testo unico sull’immigrazione prevede che “il permesso di soggiorno è rilasciato, rinnovato o convertito entro venti giorni dalla domanda”. Oggi invece si deve aspettare dai sette ai quindici mesi anche solo per il rinnovo di un permesso della validità di un anno.

Centinaia di migliaia di persone che lavorano, studiano, crescono i propri figli in Italia, si ritrovano così ciclicamente in una terra di nessuno, dove i diritti di residenza sono sospesi. Senza rinnovo non possiamo muoverci per l’Europa, abbiamo difficoltà a tornare nel nostro Paese per incontrare le nostre famiglie così come a svolgere tante azioni di vita quotidiana: firmare un contratto di affitto o di lavoro, prendere la patente, iscrivere all’asilo i nostri figli..

Come M. K., 23 anni, del Bangladesh, che ha spedito la sua richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro ai primi di gennaio del 2008. Non sapendo che doveva inoltrare la richiesta di rinnovo almeno trenta giorni prima della scadenza, lo ha fatto subito dopo le feste. Per questo motivo, non può uscire e rientrare in Italia per le vacanze. A gennaio 2009 faranno due anni da quando ha richiesto il rinnovo, e pur avendo un lavoro e un alloggio, pur pagando le tasse, non può andare a trovare la fidanzata, che aspetta di diventare sua moglie.

O come M. M. Y., 21 anni, dell’Afghanistan, che ha chiesto il rinnovo del permesso per motivi umanitari 13 mesi fa. Nel frattempo avrebbe trovato un lavoro, ma il suo datore ha paura a metterlo in regola perché la data sul suo permesso di soggiorno dice che è scaduto.

O ancora S. A., giovane imprenditore del Senegal, a cui il notaio, a causa del permesso scaduto, ha rifiutato la pratica per poter creare una società.

Abbiamo deciso di non fermarci ad attendere tempi migliori, ma di portare subito la nostra battaglia sul terreno della legalità. Per questo dal 12 dicembre sono in sciopero della fame per chiedere il rispetto della legge sui tempi per i permessi di soggiorno. Con me sono già più di 30 gli esponenti delle comunità d’immigrati di tutta Italia.