La solitudine dell'uomo come riflesso del silenzio di Dio?



E' la domanda che mi pone il tempo quaresimale e mi fa rivivere il mistero pasquale, ed è la stessa domanda che mi facevo durante il tempo di digiuno e di preghiera che vivevano i fratelli islamici nel Ciad , quando ero nel loro paese.

Ogni esperienza religiosa ripropone il silenzio e l'austerità come ricerca di un senso da dare alla sofferenza dell'uomo ed alla liberazione che si aspetta dall’ "alto". Altra è la via più immediata che spesso si cerca, nell’intervento del santo protettore o di un assoluto che si identifica con lo stesso Creatore. In effetti non sarebbe poi così assurdo o difficile. Sono in tanti che vivono una simile esperienza.

Mi sembra che la risposta che i vangeli ci suggeriscono sia un'altra, anche se sono molti a sottolineare che l'onnipotenza del Dio invisibile può risolvere i problemi che l'umanità incontra. E' anche frequente imbattersi in chi usa il nome del Dio, creatore e pieno di amore per l'umanità, per affermare e perseguire logiche di separazione, di esclusione, di divisione, sottolineando formule di giudizio e di condanna, tanto lontane dal messaggio che incontriamo nei vangeli e nelle altre testimonianze di esperienze religiose, come nell' induismo, nel buddismo e nello stesso Corano..

Nel mistero pasquale mi impressiona il silenzio di Gesù di fronte a chi lo accusa, sia il sinedrio, sia Pilato. Eppure avrebbe potuto scegliere la logica della manifestazione di potere, di autorità spettacolare, che nella storia è stata scelta da molti potenti imperatori e governanti anche contemporanei, che provengono o ancora vivono in una Europa che si vuole appellare come cristiana. Dispiace notare che anche degli ecclesiastici percorrano la seduzione di alleanze che hanno più sapore di potere che di sapienza evangelica.

Allora sorge il dubbio che l'umanità sia stata abbandonata a sé stessa, alla sua violenta e aggressiva esperienza di conflitti, dalle armi alle finanze, dalle distruzioni dell'ambiente alla fame ed alle malattie.

Il disegno meraviglioso che Gesù vuole riaffermare invece parte proprio dall'uomo, da una incarnazione che chiama alla responsabilità, alla pienezza di una dimensione umana della gioia e della felicità da perseguire nella storia, con la spinta che lo spirito di amore vuole animare nelle coscienze personali e collettive.
E' una sfida aperta che ci deve far piegare la testa verso la terra, verso l'umanità sofferente, verso una natura da amare e rispettare, verso il nostro stesso cuore, per riscoprire le tracce di un Dio invisibile che ci anima di continuo, come Spirito del Cristo Risorto.

Se non ci si commuove per il dolore, se non ci si scandalizza per l'ingiustizia, se non ci si indigna per il male che viene propagandato, non possiamo amare la nostra stessa umanità e non possiamo scorgere in essa lo stesso volto del Creatore, della sua incarnazione, del suo stesso Spirito di amore che vuole una umanità unita e nella pace.

Anche quest' anno sento che la Pasqua deve venire, deve essere nostra, deve liberarci dalle tragedie che viviamo e che i più deboli soffrono ingiustamente.
E' una forte spinta a sperare ed a operare. E' IL MIO AUGURIO PER ME E PER TUTTI VOI.

Fabrizio sj