CENTRO FERNANDES E AMERICAN PALACE

 

Il Corriere di Caserta del 2 novembre scorso ha riportato nella stessa pagina due notizie relative al Centro Fernandes e all’American Palace, due strutture poco distanti fisicamente, ma diametralmente opposte per finalità e natura . L’accostamento è stato ovviamente casuale, ma in esso si può leggere una provvidenziale Interdipendenza. Entrambe, infatti, sono destinate a diventare un simbolo  da combattere o difendere nella surreale e artificiosa guerra mediatica scatenata dalla brama di dare in pasto al popolo una risposta semplice e immediata ad un problema complesso e profondo come quello di Castel Volturno.

Dai due articoli messi a confronto emerge chiaramente come ogni tentativo di trasformare il Fernandes in un simbolo di degrado responsabile dell’immigrazione selvaggia nel paese è del tutto pretestuoso visto che a pochi passi da esso esiste un coacervo di illegalità così evidente. D’altra parte risulta altresì evidente come anche questa struttura, per quanto degradata e illegale rischia di diventare un nuovo simbolo con la funzione catartica di distrarre l’attenzione dai veri problemi di Castel Volturno. Il pericoloso tentativo messo in atto, in buona o cattiva fede, è quello di voler far credere alla gente che eliminato quello che viene identificato come il bubbone infetto, la malattia scompare. Ma il bubbone purtroppo è e resta solo il sintomo più evidente di una malattia molto grave e profonda che se non si combatte in radice va in metastasi. Il risultato di ogni  guerra ai simboli è proprio questo. Anche la recente  storia locale ce lo ha dimostrato chiaramente. Non molti anni fa, infatti, furono abbattute, suonando la gran cassa, le famose torri di Villaggio Coppola, un simbolo, ormai molto logoro, dell’abusivismo imperante da un ventennio sul territorio. Si disse che era iniziato il riscatto. A distanza di pochi anni la città è precipitata nel periodo più buio della sua storia dimostrando come il sacrificio dei “capri espiatori” di biblica memoria non produce nessun risultato se non quello di soddisfare intime pulsioni di vendetta foriere di nuovi e più pericolosi mali.

Per questo motivo bisogna guardarsi bene dai facili entusiasmi derivanti dal lieto annuncio pronunciato dal Sindaco sul progetto che verrà abbattuto anche l’American Palace che solo  pochi sprovveduti come me non immaginavano neppure essere completamente abusivo. Nella mia mente semplice, infatti, un immenso palazzo, bene in vista al centro della Domitiana, abitato da centinaia di immigrati, alcuni dei quali con tanto di contratto di locazione, altri ancora senza permesso di soggiorno, non poteva essere abusivo. Se lo fosse stato sicuramente  non sarebbe sopravvissuto al furore legalista di alcune formazioni politiche e associazioni locali. E invece niente. Pare che tutto sia nato solo dopo la fatidica trasmissione di Santoro che ha sbeffeggiato lo stato ed il Comune facendo sventolare decine di fogli di via in mano agli immigrati che abitano questa grande palazzina. Come per incanto tutti si sono accorti di questo schiaffo alla legalità che era sotto gli occhi di tutti da anni come lo sono le altre 5000 case abusive disseminate lungo tutto il litorale e affittate a immigrati e italiani di ogni genere. Eppure fino a ieri sembrava che lo scandalo della Domitiana fosse il Centro Fernandes, una bella casa di accoglienza della Caritas con trenta posti letto, ambulatori medici, aule, laboratori, campi da gioco, sala convegni. Una delle poche strutture non abusive costruite al margine della Pineta negli anni 60 con tutti i crismi della legalità.

In essa gli immigrati possono entrare solo dopo un colloquio con uno staff di esperti e mediatori culturali. Se il colloquio ha esito positivo devono passare una visita medica che ne certifica lo stato di salute e l’assenza di malattie infettive. Durante il soggiorno, che non può superare i due mesi, tutti gli ospiti sono obbligati a seguire un corso di lingua e cultura italiana, nonché di educazione civica e conoscenza delle principali leggi dello stato. Per le esigenze di lavoro e di casa gli operatori del Centro tengono colloqui settimanali di orientamento e supporto avvalendosi di una fitta rete di rapporti con altre Caritas e associazioni sparse sul territorio nazionale. Il tutto è offerto "gratis et amore Dei". Niente a che vedere, dunque, con la situazione di sfruttamento e di degrado in cui sono alloggiati migliaia di immigrati in una miriade di piccoli e grandi “centri di accoglienza” a pagamento che hanno fatto la fortuna di tanti proprietari senza scrupoli e trasformato il Comune  di Castel Volturno nel più grande ghetto d’Italia.

E allora tra chi vuole chiudere il Centro Fernandes e chi vuole abbattere l’American Palace c’è il rischio che passi un sottile filo rosso che li tiene uniti in una visione parziale e demagogica della complessa realtà che abbiamo di fronte. Dal canto mio preferisco ovviamente i secondi se non altro perché mi sembrano in buona fede e soprattutto non fanno danni alla verità ed alla giustizia. Ma entrambi non solo non risolvono i problemi per i quali noi ci battiamo da anni, ma confondono le idee alla gente e spostano risorse e impegno su obiettivi parziali e inconcludenti. Questo sfortunato paese riuscirà ad emanciparsi solo se la classe politica la smetterà di cercare comodi simboli da dare in pasto alla folla inferocita che si lascia attrarre dalla logica del capro espiatorio, una logica che semplifica la realtà e istiga al comportamento magico: la soppressione non dei problemi ma del simbolo che è stato messo al posto dei problemi. Questi ultimi invece devono poter emergere in tutta la loro verità ed evidenza di fronte alla quale tutti devono assumersi le loro responsabilità senza nascondersi e senza aspettarsi ricompense, né economiche, ne elettorali. E’ un lavoro duro, lungo, capillare e discreto che si fa senza clamore incominciando dalle più piccole cose di ogni giorno fino alle più grandi opere. Non occorrono eroi, martiri o santi. Occorre solo gente onesta che “ama il prossimo suo come se stesso”. Qualcuno l’ha detto 2000 anni fa, ma qui ancora abbiamo bisogno di San Castrese che ci porti la Sua parola e la sua Salvezza.