NE’ BUONI NE’ CATTIVI, MA GIUSTI E REALISTI

 Riflessioni sulle affermazioni del Ministro Maroni ad Avellino

2-02-2009

 

quando si parla di diritti non capisco cosa voglia dire essere buoni o cattivi . Sono categorie morali che non dovrebbero entrare in gioco nell’amministrazione della giustizia o della cosa pubblica. Quando si ricorre ad esse vi è sempre un intento speculativo mirato a captare la benevolenza di qualcuno. Se un giudice o un ministro agisce per questo secondo scopo non può rendere un buon servizio alla nazione. Nella mia lunga esperienza ho conosciuto tanti politici e amministratori che facevano di tutto per apparire buoni o cattivi, ma da entrambi non ho mai ricevuto nulla di buono. I primi con le loro promesse e le buone intenzioni creano un mare di illusioni che ti lasciano le mani vuote e la bocca amara. I secondi, invece, quelli cattivi, vogliono apparire severi e intransigenti, ma hanno sempre un buon motivo per fare eccezioni creando disparità di trattamento e ingiustizie.  Nel campo dell’immigrazione questa diatriba dovrebbe finire una volta per tutte. Di mezzo non ci sono cose o capitali, ma persone in carne ed ossa che hanno  storie dolorosissime alle spalle. Chi ha attraversato deserti e mari, vendendosi tutto e rischiando la vita, non è così sprovveduto da non conoscere le leggi e non mettere in conto anche il fallimento della propria impresa. Il problema non è essere buoni, ma giusti. Essi sanno che l’occidente non è solo più ricco del loro sfortunato paese, ma anche il fondatore della Dichiarazione Universale dei Diritti Universali dell’uomo. In essa confidano molto più che nel buonismo o nel “cattivismo” dei politici. Se essa viene applicata e rispettata in ogni suo punto essi sono pronti anche ad accettarne le conseguenze negative come sono stati pronti a rischiare la vita. Il problema sono le disparità di trattamento, le vessazioni, l’incertezza del diritto che li spinge a nascondersi o a mentire. Tutti i ripetuti annunci di  espulsioni e chiusure li spaventano e disorientano più della stessa severità della legge. Conosco tante storie di vita sospese a un filo  dall’incertezza e dalla cattiva applicazione di una norma. Il problema della Bossi Fini non è stato tanto quello della sua ingiustizia di fondo, ma della sua inapplicabilità. Il ricorso sempre più frequente alla richieste di asilo politico e la concessione degli “eccezionali” permessi umanitari non sono altro che il risvolto di una difficoltà di applicazione di norme troppo severe e inapplicabili. Lo spauracchio agitato da mesi del fatidico DDL sulla sicurezza non produrrà altro che contorsionismi e difficoltà pratiche di applicazione. Sono, infatti, difficilmente applicabili alcuni delle norme o emendamenti proposti come i seguenti:

1)soppressione del divieto di segnalazione alle autorita' di pubblica sicurezza del clandestino che si rivolga alla struttura sanitaria. 2) Obbligo di verifica delle condizioni igienico sanitarie dell'alloggio, ai fini dell'iscrizione anagrafica. 3) Obbligo di dimostrazione di idoneita' abitativa ai fini del ricongiungimento, e cancellazione del silenzio-assenso ai fini del rilascio del nulla-osta (se lo Sportello unico ritarda, il diritto all'unita' familiare aspetta il suo turno). 4) Divieto di celebrazione del matrimonio in Italia per la persona straniera irregolarmente presente (e per quella italiana che intenda sposarla...). 5) Introduzione della patente di interazione a punti: esaurito il bonus, lo straniero e' espulso. 6) Tassa per rilascio e rinnovo di ogni permesso di soggiorno. 7) Necessita' di esibizione del permesso di soggiorno per gli atti di stato civile (es.: riconoscimento del figlio). 8) Prolungamento fino a 18 mesi della detenzione per lo straniero da espellere (non parliamo qui dello straniero condannato per stupro, ma della micidiale badante sorpresa dalla polizia mentre va a fare la spesa). 9) Possibilita', per l'ente locale, di avvalersi di associazioni di cittadini per il presidio del territorio (il comune di Nettuno e' gia' in trattative con alcune associazioni giovanili).

Prima che ingiuste queste norme sono di difficile esecuzione pratica e impossibili da applicare senza sacrificare qualche altro superiore diritto fondamentale.

A tutto quelli che mi chiedono come si risolve il grande problema di Castel Volturno sono solito rispondere: “basta applicare le leggi”. Qualcuno pensa, infatti, che nel mondo del volontariato o della Chiesa  ci sia una tentazione spesso non confessata di volerle eludere per favorire i clandestini o comunque tutti quelli non in regola. E’ invece esattamente il contrario: noi siamo i primi a volere la piena applicazione delle leggi. Ma di tutte le leggi, senza eccezioni. Le nostre proteste nascono allorquando si vorrebbe farlo a corrente alternata calpestando ora l’uno, ora l’altro di alcuni diritti fondamentali delle persone. E’ quanto avviene nei ripetuti blitz o retate a sorpresa che vorrebbero dare un immagine forte dello stato e invece mostrano con più evidenza la sua debolezza. Uno stato forte, infatti, è quello che sa amministrare l’ordine e la giustizia giorno per giorno evitando che si creino situazioni di emergenza tali da richiedere interventi eccezionali. In questi casi si commettono spesso degli abusi passando sopra ai diritti individuali delle persone. Mi auguro, perciò, che il Ministro Maroni continui a concentrare i suoi meritevoli sforzi nel contrasto alla criminalità organizzata come ha fatto bene in questi ultimi tempi e non si lasci tentare dalla propaganda mantenendo alto il suo delicato e insostituibile ruolo istituzionale.