ESEMPI DI CIVITA’ A CASTEL VOLTURNO:

UNA COMUNITA’ DIFFICILE CHE MERITA IL TITOLO DI CITTA’

08-01-2008

E’ iniziato un altro anno.  A dispetto di  tutte le nostre inadempienze e “soprattutto” di quelle dei nostri amministratori anche questa volta possiamo dire con gratitudine e rassegnazione: “eppur si muove”. Nonostante tutte le difficoltà la nostra esperienza va avanti regalandoci anche momenti di intensa partecipazione e di speranza. Siamo al 12° anno di vita e ci sembra di essere sempre esistiti. D’altra parte la nostra attività è figlia dell’opera instancabile e profetica della Chiesa locale sempre presente e attiva sul territorio a fianco degli ultimi. Come non ricordare infatti l’apostolato di don Antonio Palazzo, parrocco di Pinetamare, che ha saputo aprire le porte del suo cuore e della sua chiesa a quella folla di disperati senza identità, ne futuro che erano i primi immigrati africani del litorale dominio. Un impegno senza propaganda o pretese ideologiche, semplicemente sgorgato dalla pietà evangelica verso altri uomini affamati, nudi, malati, a volte carcerati.  Come tutte le persone che si danno da fare anche padre Antonio ha dovuto subire negli anni attacchi e critiche. Ad esse ha sempre risposto con la sua proverbiale bonomia e concretezza continuando con coraggio e semplicità la sua opera. Anche oggi padre Antonio ci stupisce per l’opera che sta compiendo a favore delle popolazioni africane del Benin. In meno di due anni è stata praticamente adottata un’intera comunità parrocchiale africana alla quale è stata ristrutturata la chiesa, costruita la scuola, attrezzato un ambulatorio medico, acquistata una macchina per trasportare i bambini a scuola. Con l’entusiasmo di un giovane ci ha raccontato che ha in mente di ristrutturare una casa sul posto che diventerà un sicuro punto di appoggio per le visite da compiere in quella povera terra lontana. Insomma, passato a noi il testimone dell’accoglienza degli immigrati, don Antonio si è dato una nuova frontiera di impegno per gli ultimi. In verità si tratta di un’opera in perfetta continuità con quella precedente e che smentisce definitivamente ogni malsano sospetto che l’accoglienza sia frutto del buonismo, della tolleranza indiscriminata, o peggio ancora, dello sfruttamento. La Chiesa non risponde mai a nessuna di queste logiche, ma solo al comandamento dell’Amore, che non è affatto tollerante o buonista, ma al contrario esigente, costoso e lungimirante. Facendo tesoro dell’esperienza avuta con gli africani a Castel Volturno egli con tutta la sua Comunità si è posto il problema di andare alle radici dei problemi che spingono queste persone a venire da noi. La sua opera, insieme a quella da noi portata avanti nel Kenia, e soprattutto di quella instancabile e antica di tanti missionari nel mondo, è l’unico vero antitodo all’immigrazione.

Grazie a Don Antonio che ci da ancora una volta una lezione di vera carità e di profonda umanità. E’ solo grazie ad esempi come il suo e della sua comunità che questo paese può veramente continuare a fregiarsi del titolo, da poco riconosciuto, di città.