CARO AMICO TI SCRIVO…
 

 

Editoriale di Kairos del 17 luglio 2011


“Caro amico ti scrivo… così mi distraggo un po’ e siccome sei troppo lontano più forte ti scriverò…” Prima di sospendere le pubblicazioni per le vacanze estive mi congedo dai cari lettori di Kairosnews parafrasando la mitica canzone di Lucio Dalla. Qualcuno penserà che il sole di questi giorni mi ha dato alla testa e che la chiusura del giornale si rende necessaria non per le vacanze, ma per il ricovero urgente del direttore. Fortunatamente non è così per la mia salute e soprattutto per la salute di Kairos che funziona benissimo anche senza il mio modestissimo apporto. Questo è uno dei suoi maggiori punti di forza. La linea editoriale infatti non è stabilita dalla mente di uno solo, ma dalla sinergia di tante singole professionalità e sensibilità che entrano in perfetta sintonia quasi automaticamente. Tuttavia la fiducia e l’intesa tra i redattori non significa necessariamente fiducia e intesa con i lettori che sono i veri dominus del giornale anche se spesso non se ne rendono conto perché godono di un bene senza fatica e senza denaro. Per questo a volte sono svogliati, distratti se non addirittura irriverenti. Spesso mi capita di vedere alcuni giornali ( raramente Kairos, per fortuna) nei secchi della spazzatura o addirittura buttati per strada. Eppure ogni foglio di qualunque testata, piccola o grande, è frutto di un grande impegno sia intellettuale che materiale. E’ così certamente per Kairosnews che si avvale dell’opera gratuita e competente di tanti generosi collaboratori. Il suo immane sforzo di essere presente e fedele ogni settimana risponde alla logica di far affezionare il lettore e renderlo protagonista e responsabile del prodotto finale. Tanto più per degli umili artigiani della comunicazione il cui raggio di azione è legato ad un territorio e ad una storia particolare. Essere artigiani significa poter provare la ineguagliabile gioia o la irresistibile sfida che dipendono dal vedere direttamente negli occhi del committente la soddisfazione del proprio lavoro o la sua bruciante delusione. Questo vitale contatto manca sempre di più nei rapporti sociali e produttivi. I grandi magazzini, i grandi network producono e vendono pensando all’utente medio, quello delle statistiche o dell’audience. Siamo tutti ridotti a numeri o a funzioni. L’effetto più grave di ciò è che alla fine non sono loro che si adeguano a noi, ma siamo noi che pian piano diventiamo come loro ci vogliono. E’ un gioco perverso che si autoalimenta. Nel nostro piccolo possiamo correre gli stessi rischi se perdiamo il contatto vitale e diretto con i lettori. Ecco perché questo editoriale vuole essere come la lettera di Lucio Dalla diretta a ciascuno di voi per “distrarci un po’” da un pericoloso e stupido autocompiacimento. Innanzitutto a Giovanni, Giuseppe e tutti gli altri che hanno già avuto la bontà di farsi vivi esprimendo i loro preziosissimi consigli, ma anche a quelli ancora “molto lontani” che non hanno preso carta e penna per farci sentire la loro voce. Per questi ultimi scrivo “più forte” quasi come una supplica. Abbiamo bisogno di voi per rendere questo giornale unico ed originale. Non vogliamo scrivere per tanti o pochi lettori “medi”. A noi interessa Giovanni, Giuseppe e ogni singola persona a cui la Provvidenza vorrà consegnare i nostri fogli. Prendiamoci queste vacanze, sotto l’ombrellone o in cima ad una montagna, per uscire dalla massa, riappropriarci della nostra originalità e fare di questa la nostra comune ineguagliabile ricchezza. “…E se questa estate poi passasse in un istante, vedi amico mio come diventa importante che in quell’istante ci sia anch’io”


 

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