RESISTERE ALLA PAURA

Editoriale di kairos del 03-04-2011

Allarme epidemie! Un giornale locale ha così salutato il prossimo arrivo di 800 nordafricani nell’ex caserma Angolfato di Santa Maria C.V.. Non sono nemmeno arrivati e già è scattata la macchina della paura. Un altro giornale ha notato con stupore che tra Capua e Santa Maria si respira ancora un clima sereno. Che delusione! Sarebbe stato molto più eccitante se si fossero subito levate grida dissennate e si fossero mossi cortei di protesta lungo l’Appia. E invece, no. Cari giornalisti rassegnatevi! La macchina della paura qui da noi non funziona. Spero che le cronache dei prossimi giorni non mi smentiscano, ma è certo che essa non ha funzionato per le tante discariche che ci hanno imposto ingiustamente, figuriamoci se funziona per l’accoglienza delle persone. Qualcuno potrà anche accusarci di indolenza o incapacità di reagire, ma quello che conta è che noi siamo quelli che siamo senza vergognarci. Abbiamo tanti difetti, ma non quello di essere insensibili al “grido di dolore che si leva da tante parti del mondo”. Mi permetto di parafrasare la famosa frase di Vittorio Emanuele II perché lo stesso Presidente della Repubblica l’ha usata per invitarci a non essere indifferenti di fronte alle sfide del “risorgimento arabo”. Siamo dunque chiamati a fare la nostra parte e non ci tiriamo indietro. Non ci siamo mai tirati indietro di fronte alle tante emergenze umanitarie che ci hanno visti coinvolti. Prima i profughi dell’est, poi i profughi albanesi (una tendopoli di mille persone ), poi quelli vietnamiti ( altrettanti ) e così via. In tutte queste occasioni non è mai scoppiata nessuna epidemia. Al contrario è scoppiata una gara di solidarietà e di amicizia che ci ha insegnato tante cose. Ricordo ancora l’entusiasmo di tanti giovani Scout e volontari della Caritas che si impegnavano a portare assistenza materiale e morale ai coetanei di quelle terre sfortunate. Ne sono nate amicizie che durano ancora oggi e che ci hanno fatti diventare cittadini del mondo. Altro che paura. Si guardava a queste emergenze come un’occasione di crescita per tutta la comunità e come un modo per riparare alle ingiustizie del mondo. Per smontare questo nostro insopportabile buonismo che non fa notizia, ci bombarderanno con altre notizie allarmanti. Diranno che molti di questi tunisini sono scappati dalle patrie galere e che quindi sono pericolosi criminali. Il mio appello è: Resistere, Resistere, Resistere. Forse qualcuno ha avuto problemi con la giustizia e la maggioranza non ha diritto allo status di rifugiato, ma in ogni caso sono persone. Non è un terremoto o uno tzunami di cui dobbiamo aver paura e che ci prende all’improvviso senza lasciarci scampo. Siamo di fronte ad a uomini e donne in cerca di un futuro migliore per se e per le loro famiglie. Noi di Kairos ne abbiamo già conosciuto uno che non è un delinquente, ma un ragazzo ricco di speranza con gli occhi ancora pieni di paura. La nostra responsabilità è aiutarlo a dimenticare le paure e fortificare le speranze. Gli uomini che hanno speranza nel futuro non saranno mai delinquenti. Se invece faremo si che la paura prenda il sopravvento potremo alimentare il circuito dell’emarginazione e della devianza. E' sempre attuale, dunque, l'esortazione dell'autore della Lettera agli Ebrei: "Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo" (Eb 13,2)…

 

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