ESSERE ADULTI E’ BELLO !

La scorsa settimana si è tenuto il convegno diocesano  sul documento della chiesa italiana “Educare alla buona vita del Vangelo”. Due sere di grande impegno nella splendida cornice della chiesa delle suore Francescane dei Sacri Cuori di Capua. L’arcivescovo di Bari ha illustrato lo sfondo culturale e sociale che ha dato vita al documento. In qualità di esperto di comunicazione si è lungamente soffermato sui rischi del mondo virtuale che pian piano soppianta le relazioni umane reali. Ma il punto che mi ha colpito di più, forse perché mi riguarda da vicino, è stato quello della crisi delle persone di mezza età, che rappresentano il vero punto debole della catena educativa. Un tema che avevo accennato in un precedente editoriale prendendo anch’io le mosse dall’indagine annuale del Censis sullo stato della società italiana. Tuttavia la parola suadente del vescovo e le sue argomentazioni mi hanno arricchito di nuovi stimoli e suggestioni. La sua tesi molto avvincente è che gli adulti non accettano più la loro condizione, ma si sforzano di essere e sembrare giovani. La mancata accettazione del proprio status è la causa principale della mancata azione educativa. Se infatti l’adulto vuole essere come il giovane, perché quest’ultimo dovrebbe impegnarsi a crescere? L’educazione, infatti, consta di due elementi fondamentali: una persona che ha da trasmettere dei valori ed un’altra (l’adolescente) che ha voglia di crescere. Se manca uno dei due il meccanismo si inceppa inesorabilmente. I valori hanno senso se sono un bene verso cui tendere. Si cresce nella misura in cui si vuole passare da uno stato inferiore ad un altro stato superiore. L’educatore è solo colui che facilita questo passaggio dando una direzione a questa necessità che è inscritta nel cuore del ragazzo. Ricordo ancora con emozione l’incontro di Papa Luciani con i bambini di una  scuola elementare.  Per spiegare loro come il Signore avesse messo nel cuore di ognuno l’ansia di migliorarsi e andare avanti, chiamò a se un bambino e gli domandò che classe frequentava. Avuta la risposta incalzò chiedendogli se aspirava ad andare alla classe superiore confidando in una risposta positiva. Con grande stupore il bambino rispose che desiderava rimanere nella stessa classe dov’era perché si trovava molto bene . Il papa rimase un attimo interdetto, ma con la sua semplicità riuscì a riportare il discorso dove voleva. In verità quel bambino di più di 20 anni fa non era altro che la prima spia del malessere che si è palesato compiutamente negli anni presenti. Manca nei giovani la voglia di crescere. I modelli presenti nella società esaltano tutto quello che i giovani sono: la forza, la spontaneità, la bellezza, la salute e non quello che potrebbero conquistare con l’età: la maturità, l’equilibrio, la stabilità, l’esperienza. Per fare educazione, dunque, più che guardare ai ragazzi, bisogna ridare agli adulti la consapevolezza e la dignità del loro status. Essere adulti è bello! Potrebbe essere lo slogan che traduce gli orientamenti per la Chiesa italiana dei prossimi 10 anni. Ai ragazzi non resterà che affrettarsi a crescere per conquistare quella meta che da senso all’impegno ed al sacrificio.