LE CROCI CHE NON DANNO FASTIDIO

 

editoriale di kairos del 20-03-2011

Le sezioni unite civili della Corte di Cassazione hanno confermato la rimozione dall'ordine giudiziario di Luigi Tosti, il giudice di pace del tribunale di Camerino, sanzionato dal Csm per essersi rifiutato di tenere udienza a causa della presenza del Crocefisso nelle aule di giustizia italiane. Può sembrare strano, ma la prima reazione  che ho avuto a questa notizia è stato un istintivo moto di rispetto verso la coerenza di questo giudice che ha messo a rischio la carriera per affermare le sue idee. Come cattolico, devoto e affezionato al più grande e suggestivo simbolo della nostra Fede, avrei forse dovuto gioire per la sentenza dei giudici e far prevalere un senso di indignazione e di rifiuto per le idee del giudice di Camerino. Tuttavia è proprio alla scuola del Crocefisso che  ho imparato a non giudicare nessuno e ad apprezzare ogni anelito di libertà e di giustizia come il segno della grande dignità dell’uomo. Il nostro giudice forse non lo sa, ma anche lui ha imparato la coerenza ed il sacrificio a quella Scuola che oggi rinnega. Per la sua e la nostra libertà Gesù si è lasciato inchiodare ad una Croce. In tutti i luoghi, ma specialmente nelle aule di Giustizia, il Cristo Crocefisso è il simbolo più eloquente della liberazione dell’uomo da qualunque schiavitù, sia essa religiosa o statale.  Non sarebbe stato crocifisso se non avesse sfidato il potere della casta sacerdotale del suo tempo ed osato limitare il potere di Cesare. Un filosofo ateo come Massimo Cacciari ha detto: “…Gesù era un maestro di laicità. Chi ha detto che il suo regno non è di questo mondo? Più laico di così... La grande tentazione demoniaca è quella del potere terreno. Gesù è la figura che nel modo più esplicito ha manifestato la libertà dell´anima spirituale di ciascuno. Se invece del crocifisso ci fosse appeso un cartellone con l´immagine di tutti i papi, da Pietro in poi, capirei la protesta. Anch´io sarei molto contrario e vorrei venisse tolto. Ma il crocifisso no. Non mi dà nessun fastidio».

Chi è veramente laico non può non amare il Crocifisso.  Finché c’è lui c’è sempre speranza. Senza di lui potremmo ancora aspettarci di veder penzolare dai muri di tutte le scuole, i tribunali e i pubblici uffici, i baffoni di Stalin o la croce uncinata di Hitler. Verrà un giorno forse in cui non ne avremo più bisogno. Un giorno in cui sarà meglio che esso torni a campeggiare solo sugli altari o nelle case dei credenti. Ma spero che quello non sia di nuovo il giorno  delle catacombe, ma il giorno in cui si sarà realizzata la preghiera di Gesù nell’ora dell’agonia: “ti prego Padre  affinché tutti siano una sola cosa”. In quel giorno non ci saranno più le “fastidiose” croci sui muri perché non ci saranno più le tante croci che nessuno vede sulle spalle dei rifugiati, dei prigionieri, dei diseredati, degli emarginati che invece non danno fastidio a nessuno. 

 

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