CONSIGLIO DEI MINISTRI
Immigrati, in Italia solo con i «crediti»


Un «Accordo di integrazione» per chi richiede - per la prima volta - il permesso di soggiorno. Per concluderlo bisogna raggiungere 30 crediti in due anni, da accumulare partendo da un bonus di 16: conoscenza della lingua e della Costituzione, figli a scuola, contratto di locazione, iscrizione alla Asl e altro ancora sono elementi che accrescono i crediti. Mancata frequenza scolastica dei figli, condanne anche in primo grado, gravi illeciti tributari li fanno perdere. A zero scatta l’espulsione. È lo schema di regolamento in 15 articoli approvato in Consiglio dei ministri su proposta del premier e dei ministri dell’Interno e del Lavoro già ribattezzato "permesso a punti", come la patente. Critico il Pd: «Una corsa ad ostacoli che penalizzerà immigrati e italiani», dice Livia Turco.

Il provvedimento era annunciato da tempo, nel "pacchetto sicurezza" approvato a luglio. Ieri il comunicato di palazzo Chigi annunciava che «sul provvedimento verranno acquisiti i prescritti pareri». Sarà un regolamento attuativo della Bossi-Fini, vincolante per chi entra in Italia e chiede il permesso, dai 16 anni – per i minori sottoscritto anche dai genitori – ai 65. Entrerà in vigore a 120 giorni della pubblicazione in Gazzetta.

La mediazione del sottosegretario Gianni Letta ieri è servita a introdurre nel testo una importante novità: chi sottoscrive l’accordo – presso lo sportello unico dell’immigrazione – non parte da zero punti, come previsto inizialmente, ma da 16. Alla fine dei due anni chi sarà sceso a zero crediti verrà espulso. Chi sta tra 1 e 29 punti otterrà la proroga di un anno e viene decretato «l’inadempimento parziale», che peserà «nelle decisioni discrezionali in materia di immigrazione o cittadinanza». Ad esempio i sei mesi di proroga del permesso per chi perde il lavoro. Premiato chi raggiunge 40 o più crediti: agevolazioni formative e culturali.

Con l’accordo lo straniero si impegna ad acquisire una conoscenza dell’italiano (almeno al livello A2 del Consiglio d’Europa), una sufficiente conoscenza del principi fondamentali della Costituzione, della vita civile. Dichiara di aderire alla «Carta della cittadinanza e dell’integrazione» emanata nel 2007 dal Viminale e di far frequentare la scuola ai figli. Integrazione d’ufficio invece per i minori non accompagnati e per le vittime della tratta. Lo straniero deve partecipare a una «sessione di formazione civica» tra le 5 e le 10 ore sui suoi diritti e doveri, su quelli dei coniugi tra loro e verso i figli. In assenza di documentazione (come diplomi di scuole italiane) la conoscenza della lingua e della cultura civica va dimostrata con un test.

Portano punti la conoscenza della lingua, la frequenza di un corso (con 80 ore 4 crediti, un anno scolastico 30), onoreficenze pubbliche, attività imprenditoriali, la scelta del medico di base (4 punti), il volontariato (altri 4), un contratto di locazione o l’apertura di un mutuo (6 crediti).

A far perdere crediti sono le condanne penali anche non definitive (da 3 a 25), misure di sicurezza personali (10), sanzioni pecunarie da un minimo di 10 mila euro a un massimo di 100 mila (tra 2 e 8) per illeciti amministrativi o tributari. Perde 15 punti chi non manda i figli a scuola.
Luca Liverani