DA AVVENIRE DEL 05-11-2009

Chiesa e immigrazione la persona prima di tutto
DA ROMA GIANNI CARDINALE


« L a sfida che la società globa¬lizzata lancia a tutti noi è quella di operare un radicale mutamento di prospettiva, compiendo una chiara «scelta per la persona uma¬na », restituendole il posto che Dio le ha assegnato in seno all’unica famiglia dei popoli, «immagine e somiglianza» del Creatore. La cura pastorale specifica in relazione ai migranti, allora, si riassume nel valore dell’accoglienza». È questo il messaggio lanciato ieri dalla Santa Sede nel presentare il VI Congresso mondiale della pastorale per i migranti e i rifugiati che si terrà in Vaticano la prossima setti¬mana dal 9 al 12 novembre. L’evento, ti¬tolato «Una risposta pastorale al feno¬meno migratorio nell’era della globaliz¬zazione. A cinque anni dall’Istruzione Er¬ga migrantes caritas Christi », è stato pre¬sentato ieri dai vertici del dicastero vati¬cano che segue queste problematiche.
La globalizzazione – ha spiegato l’arcive¬scovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale dei migranti e gli itineranti – ha permes¬so di raggiungere mete straordinarie in molti campi ma sono ancora molte le o¬pere rimaste incompiute: «In rapporto al passato, oggi le persone sono più istrui¬te, più tutelate e più assistite ma non so¬no più felici, poiché spesso sono vittime della solitudine, dell’incomunicabilità, dell’insoddisfazione, della depressione e dell’angoscia. Il mondo moderno, infat¬ti, non è ancora riuscito a creare l’ago¬gnato ordine sociale giusto e umano».
Vegliò, dopo aver ricordato che il feno¬meno migratorio solleva «una vera e pro¬pria questione etica», ha così concluso il suo intervento: «L’attuale mondo globa¬lizzato impegna la Chiesa ad affrontare giorno per giorno anche le cause che pro¬vocano le migrazioni e le conseguenze di vita alle quali gli immigrati sono sogget¬ti. La Chiesa è vicina ai migranti, special¬mente alle vittime del traffico di esseri u¬mani, ai rifugiati, ai richiedenti asilo e al¬le persone che soffrono i drammi della mobilità. Essa è chiamata a difendere la loro causa nei diversi contesti, anche col¬laborando nel promuovere adeguate nor¬mative, a livello locale e internazionale, che favoriscano la buona integrazione». A margine della conferenza stampa Ve¬gliò ha parlato anche sulla questione del¬la cittadinanza dei migranti. «Non capi¬sco – ha detto – perché non devono ave¬re anche loro la cittadinanza italiana. Noi qui in Italia abbiamo circa 4 milioni e mezzo di immigrati, è gente che lavora, paga le tasse aiuta ad aumentare la ric¬chezza del Paese». «I bambini – ha ag¬giunto – studiano nelle nostre scuole e dunque non capisco perché non debba¬no essere integrati completamente se ri¬spettano le leggi e osservano le regole». Sui tempi per la concessione della citta¬dinanza tuttavia il presule non si è e¬spresso: «C’è chi dice 5 anni, chi dice 10, chi dice 3. Questa è una decisione della politica».
Il segretario del dicastero vaticano, l’arci¬vescovo Agostino Marchetto, da parte sua ha ricordato come a cinque anni dall’I¬struzione
Erga migrantes caritas Christi,
«è importante vedere come le Chiese lo¬cali abbiano ricevuto questo documen¬to. È importante vedere se c’è stato un ri¬verbero anche per quanto riguarda go¬verni e Stati. Aggiungo che ci sono anche delle realtà che dobbiamo approfondire, certamente, nel contesto della 'mondia¬lizzazione'. C’è la questione delle migra¬zioni interne, e credo meriti un ap¬profondimento la questione della realtà delle prigioni e dei campi per l’identifi¬cazione e l’espulsione (Cie). Bisogna la¬sciare che questi luoghi vengano visitati dai pastori». Per il presule oggi «è molto difficile» prestare assistenza religiosa in questi luoghi.
Infine è intervenuto anche monsignor Novatus Rugambwa, sottosegretario dei dicastero, il quale ha illustrato le catego¬ria di persone che parteciperanno al Con¬gresso. All’evento, che inizierà con una Messa celebrata lunedì mattina dal car¬dinale segretario di Stato Tarcisio Berto¬ne e avrà il punto culminante nell’u¬dienza con Benedetto XVI, parteciperan¬no oltre 50 vescovi presidenti o delegati delle Commissioni episcopali per la mo¬bilità umana.
È stato presentato ieri il VI Congresso mondiale della pastorale per i migranti e i rifugiati. Vegliò: la cura pastorale si riassume nel valore dell’accoglienza