REPUBBLICA 9 AGOSTO 2008

 

 

Gli esperti delle unità di strada: "Se associazioni e polizia collaborano, ottimi risultati"
Gli operatori insistono: "Le multe sono inutili, essenziale formare le forze dell'ordine"

Tratta delle donne, la legge funziona
Ma manca un piano nazionale

di RANIERI SALVADORINI

 

 

Prostitute aspettano i clienti in un edificio abbandonato.

 

ROMA - "Altro che multe, là dove associazioni e forze dell'ordine lavorano in sinergia, si sono fatti miracoli. Gli strumenti per combattere la tratta ci sono". Non ha dubbi Marco Bufo, coordinatore generale del progetto "Osservatorio Tratta", un'iniziativa che nasce su impulso europeo - Progetto Equal - e che tramite la onlus On the road rende operativo sul territorio italiano L'Osservatorio e Centro Risorse sul Traffico di Esseri Umani.

Il nuovo decreto sicurezza firmato da Maroni dà ai sindaci ampi poteri in tema di sicurezza pubblica urbana. Ha cominciato Verona, seguita a ruota da Padova e Vicenza, con pesanti multe ai clienti delle prostitute. Strategia diversa quella adottata dal questore di Rimini che, richiamando due sentenze della Cassazione del 1996 - che estendevano alle prostitute la legge del 1956 sui "soggetti pericolosi" - le ha allontanate con il foglio di via. In questo modo, secondo le legge, una volta ricevuta la diffida dal questore, anche per le straniere regolari scatta il foglio di via obbligatorio, se prese a "disobbedire" fuori del comune di residenza. E il provvedimento del questore di Rimini è stato subito emulato da Firenze. In un'intervista al Foglio il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna ha confermato la "linea dura": "La mia idea è che vada multato non solo chi la pratica, ma anche chi se ne avvale".

Al di là dei proclami entusiasti dei sindaci, la domanda è semplice: multare clienti e prostitute funziona? Repubblica.it ha sondato le realtà operative che si confrontano - in collaborazione con le forze dell'ordine e le istituzioni - con la prostituzione. Una problematica resa complessa per la "fisiologica" sovrapposizione del fenomeno con la rete della criminalità organizzata.


Perché, è bene specificarlo, quando si parla di prostituzione non si parla di quella "d'elitè", di quella minoranza di donne che dispone di strumenti culturali, informatici e giuridici. Ma si parla dei grandi numeri di schiave "importate" dai paesi poveri. Sono loro a fare il mercato. Un mercato gestito dal racket, che si fonda in primo luogo sulla violenza di genere e incide sul Pil dei paesi "d'importazione", come mostra la ricerca di Esohe Agathise, giurista nigeriana esperta di Diritto internazionale e consulente delle Nazioni Unite sulla tratta.

Il problema è che la legge è poco conosciuta - spiega Bufo - sia la 223 del 2003 sia, sopratutto, la legge 40 del 1998 (Turco/Napolitano), nota come "l'art.18 del Testo Unico sull'immigrazione". L'articolo 18 prevede il rilascio del permesso di soggiorno e l'accesso a un "percorso sociale" per le vittime di tratta. "La legge è fatta molto bene - sottolinea un'altra esperta, la responsabile del progetto sulla prostituzione del Gruppo Abele, Mirta Da Pra - perché una volta sotto protezione dello Stato le vittime sono uno strumento indispensabile per la lotta al racket". Quindi farla funzionare è interesse reciproco, sia delle donne sfruttate che della polizia. "Purtroppo - prosegue Da Pra - le vittime di tratta hanno una paura profonda degli agenti, perché nei loro paesi d'origine la polizia rappresenta ben altra cosa che senso di protezione".

Il vero problema è che, al momento, la legge è applicata a macchia di leopardo. "L'Italia dispone di uno strumento legislativo per molti versi più avanzato di altri paesi europei - spiega Bufo - ma non disponiamo di un piano nazionale antitratta". Un quadro abbastanza paradossale, che crea situazioni molto diverse.

 


Perché è così importante, come sottolineano gli esperti, centrare l'attenzione sulla formazione delle forze dell'ordine? "Supponiamo che la polizia faccia una retata - spiega Da Pra - data la complessità del fenomeno, se gli agenti non sono stati formati come fanno a distinguere una vittima di tratta?". "Se seguita e protetta, la vittima in un secondo momento è uno strumento importante per ricostruire la complessa rete dei movimenti della criminalità organizzata".

In sintesi, la formazione della polizia è essenziale, ma se non diventa qualcosa di sistematico e l'articolo 18 non è applicato in modo uniforme i "risultati eccezionali" sono lasciati alla sensibilità dei singoli, siano essi operatori o dirigenti delle forze dell'ordine.

"Le multe, uno strumento inutile se non dannoso". "In primo luogo siamo contrari al fatto in sé - afferma Bufo in relazione alle multe - non solo si tratta di un'operazione illegittima, ma lascia il racket del tutto indisturbato, spingendo il fenomeno verso il "sommerso", il chiuso". "Questo spostamento, paradossalmlente, aumenta il senso di insicurezza delle persone". "Ma il vero danno - prosegue l'esperto - è che costringe le vittime della tratta in un isolamento ancora maggiore: in questo modo si taglia qualsiasi ponte con le unità di strada e si complica il lavoro stesso delle forze dell'ordine".

Sulla stessa lunghezza d'onda Mirta Da Pra: "Parlare di prostituzione, nei grandi numeri, significa parlare di tratta e se si continuano a spostare le persone da un posto all'altro il risultato sarà solo di spostare il problema. Di questo passo l'esito fatale sarà di spostare il problema al chiuso". E lì la situazione si complica. "Avremo interi condomini acquistati dai criminali e a quel punto sarà veramente difficile aiutare le vittime della tratta, anche per la polizia". Non solo. A essere colpite di più dal "chiuso" saranno le minorenni. Già oggi, spiega Da Pra, i clienti sono intercettati dai criminali che gli chiedono "La vuoi la bambolina? seguimi...". E i clienti vengono portati nelle abitazioni dove le "bamboline", cioè le minorenni, sono ridotte in schiavitù. In luoghi chiusi e inaccessibili, appunto.

Dello stesso avviso un altro "esperto", Claudio Donadel, che segue il progetto di governance sulla prostituzione a Venezia e parla in qualità di "tecnico": "Lo spostamento al chiuso sarà di grave ostacolo alle attività di investigazione della polizia. Le stesse forze dell'ordine, consapevoli della complessità della situazione, sanno bene di quanto gli si complicherebbe la vita."

"Manca una riflessione sul vero problema: i clienti" E' forse il vero tabù quello indicato da Mirta Da Pra, che lo affronta di petto. "Ci troviamo di fronte a persone fragili, insicure, spesso incapaci di relazionarsi al sesso". "Quando fu dei clienti rintracciati grazie alle foto delle targhe, due di loro si suicidarono per la vergogna". "Proprio per questo - prosegue la responsabile del Gruppo Abele - "i grandi numeri della "domanda" dovrebbero spingerci a interrogarci sulla fragilità sessuale e affettiva degli italiani". "Insomma, senza moralismi, sarebbe l'ora di cominciare a parlare di sessualità e affettività nelle scuole".

"Multa? Pazienza, cercherò altrove..." Già, non c'è multa che tenga, a sentire gli esperti: "Il mercato del sesso risponderà in modo pronto - afferma Donadel - non c'è dubbio che stiamo andando incontro a una trasformazione delle modalità di esercizio della prostituzione, specie con l'ausilio delle nuove tecnologie". Dipinge uno scenario ancora peggiore Marco Bufo: "Il cliente spingerà la ricerca altrove, in luoghi sempre più chiusi, sempre più fuori controllo, sempre più nella notte e nelle periferie e l'effetto sarà il solito: il senso di insicurezza aumenterà."

"Ma la prostituzione disturba i cittadini?" E' innegabile che là dove c'è un concentrato del fenomeno ci sia sofferenza da parte delle persone, anche su questo gli esperti convergono. Sono le situazioni più delicate e vanno considerate con attenzione: "L'errore più grave è lasciare sole le municipalità che soffrono il fenomeno, hanno bisogno di vicinanza e formazione - spiega Da Pra - inoltre, la criminalità organizzata alla lunga tende a evitare gli Stati dove le prostitute sono protette". Insomma, se facessimo nostro il problema della tratta in modo articolato, in buona parte si scioglierebbe da sé.

(9 agosto 2008)