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Indice
Manifesto per la costruzione di una rete di promozione
dei diritti della donna
Prefazione
Mons. Bruno Schettino Arcivescovo di Capua
Presentazioni
Ministro Delle Pari Opportunità, On.le Stefania Prestigiacomo
Ass.Reg. alle politiche sociali ed all’immigrazione, On.le Adriana Beffardi
ass. reg. alle pari opportunità, On.le Maria Fortuna Incostante
Introduzione
la centralità dei diritti della donne di Antonio Casale
Aspetti generali del fenomeno della prostituzione
e del reato di Tratta
*
LE DIVERSE FACCE DELLO SFRUTTAMENTO
La prostituzione straniera e la prostituzione straniera da tratta
di Francesco Carchedi
1. la diversa collocazione delle donne che esercitano la prostituzione
2. Le modalità di ingresso sul territorio nazionale.
3. I diversi modelli di sfruttamento sulla base delle diverse comunità nazionali.
4. Lo sfruttamento dei minori vittime di tratta.
5. Il percorso dei minori verso il mondo della prostituzione.
6. Brevi considerazioni conclusive.
CAPITOLO 2
Il contrasto alla tratta e i percorsi di protezione sociale delle vittime
Ministero delle Pari Opportunità
1.Il fenomeno della tratta
2. I provvedimenti nazionali
3. I nuovi reati previsti dalla legge
4.Le sanzioni previste dalla legge
5. Il recupero delle vittime
6. I provvedimenti comunitari
7. Protezione e assistenza alle vittime della tratta
· Le azioni del Dipartimento per le Pari Opportunità
· Progetti di protezione sociale
· Azioni di sistema 1999 2000 2002
Ripristinare la dignità della donna nigeriana
(lettera pastorale della Conferenza Episcopale dei Vescovi Cattolici della Nigeria)
Introduzione
La dignità della donna
Il problema
Come uscirne
La carità comincia a casa
Conclusione
La tratta degli esseri umani
a Castel Volturno
*
CAPITOLO I
CASTEL VOLTURNO: UN TERRITORIO DI FRONTIERA
DI MAURO BALDASCINO
1. Analisi territoriale di Castel Volturno
1.1 Breve inquadramento territoriale
1.2 le dinamiche di sviluppo
1.3 Il degrado urbano ed ambientale
1.4 problemi socio economici e d’esclusione sociale
· La criminalità organizzata ed i traffici illeciti
· La carenza di strutture e servizi
· Tra società multietnica ed identità sociale disconosciuta
· la società civile organizzata
La tratta degli esseri umani a scopo sessuale a Castel Volturno
DI MAURO BALDASCINO
1. Le caratteristiche del fenomeno della tratta
2. La mafia nigeriana
3. I riti woodoo
4. La camorra locale
5. Alcune carattertiche del fenomeno sul litoraneo domitio
Le donne e le loro storie
DI FILOMENA VELLA
· Le donne nigeriane e ghanesi
· Le donne Albanesi
· Le donne dell’est Europa
· Le donne tunisine
2. L’incontro con le donne trattate
· Le differenze che differenziano
· Il viaggio nell’inganno
· Tradimenti a più livelli
· Il “training” nella e della violenza
· Le paure vissute
· La speranza nel futuro
· 7.Le cicatrici
Una goccia nel mare:
il progetto speranza più
CAPITOLO 1
· Il contatto
· La valutazione del bisogno
· il collocamento in strutture protette
· I percorsi personalizzate d’inserimento socio-lavorativo
· La rete
4. Le attività culturali sul contesto sociale
· Le attività periodiche di informazione e sensibilizzazione
· La ricerca azione
DI TERESA BUSICO
1. Le Modalità di approccio
2. le donne “prese in carico” e i servizi offerti
· La donna ragazzina
· Senza più voglia di vivere
· La sposa bambina
capitolo 3
La ricerca azione sulla percezione del fenomeno della prostituzione e della tratta degli esseri umani a Castel Volturno
di filomena vella e mauro baldascino
1. Conoscere è cambiare e cambiare è conoscere
1.1 La metodologia
1.2 Il senso della ricerca: Creare “movimento e attenzione”
1.3 Le ragioni di una scelta: rivitalizzare i processi partecipativi della comunità
1.4 Le caratteristiche degli intervistati
2. La percezione del problema
2.1 La questione della percezione
2.2 La percezione del fenomeno: focalizzare il problema attraverso il questionario
3. Il questionario: porsi delle domande per riflettere
3.1 le domande e le risposte: riflessioni sull’elaborazione dei dati del questionario
( le domande)
Capitolo 4
LE ATTIVITÀ DI SENSIBILIZZAZIONE DEL TERRITORIO
campagna di comunicazione sociale per la sensibilizzazione sulle problemnatiche della prostituzione e della tratta a scopo si sfruttamento sessuale.
di savino compagnone
1. PREMESSA
2.mOTivazioni e realizzazione della campagna di comunicazione sociale
3. Contesto di riferimento
4. la scuola
5. il territorio
APPENDICE
CAPITOLO 1
L’impegno per gli ultimi del Centro Fernandes
1. dati di contesto
2. La provincia di Caserta e il Litorale domitio
3. Il “Caso” Castel Volturno
4. Il Centro Fernandes: una scommessa sul futuro
5. Attivita’ del centro Fernandes 2002-2004
6. tabelle e schede
Riferimenti bibliografici e normativi
1. bibliografia sugli aspetti giuridici della tratta degli esseri umani
2. bibliografia su prostituzione
3. normativa nazionale e comunitaria
CAPITOLO 3
strumenti di lavoro e comunicazione
1. lettera del sindaco ed echi di stampa
2. Scheda del progetto “speranza più”
3. Scheda partners del progetto
4. SCHEDE UTENTI
5. Materiali prodotti
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INTRODUZIONE
La centralità dei diritti delle donne
di Antonio Casale
Il completamento di un progetto annuale in campo sociale non corrisponde mai alla risoluzione di un problema. Nella migliore delle ipotesi è solo un tratto di strada che finisce, una “speranza in più” che si accende nella notte. A volte non serve neppure a questo. In molti casi, infatti, entrare più a fondo in problematiche complesse come quelle della prostituzione straniera e coatta genera una tale inquietudine ed impotenza da rendere ancora più oscura la strada e più forte la tentazione di fermarsi. E’ la sensazione che abbiamo vista dipingersi sui volti di molte persone intervistate nel corso della ricerca-azione condotta dalla coop. Solesud. Nonostante il target scelto per le interviste comprendeva “opinion leaders” nei vari settori pubblici e privati impegnati sul territorio, non appena le domande si addentravano nella problematica dello sfruttamento e delle sensazioni profonde di una donna ad esso soggetta si coglieva un senso di smarrimento e di stupore. Intorno al tema prostituzione, infatti, si fa un gran parlare, ma anche una gran confusione. Il dibattito su di essa oscilla sempre fra i due estremi del problema: la povera schiava costretta a vendersi per altri e la donna dissoluta ed insensibile che inquina il limpido panorama morale della nostra società. Stare in mezzo a questi due estremi entrando nelle storie delle protagoniste, facendosi carico delle loro povertà e delle loro speranze è invece la sfida che ci siamo posti con il progetto “Speranza più”. Un di “più” che qualifica non tanto la speranza delle persone aiutate, che è sempre “più” alta delle reali possibilità di soccorso, ma quella degli operatori del Centro Fernandes da anni impegnati in una struttura che è diventata suo malgrado simbolo delle contraddizioni più profonde di un territorio e di una cultura. Ed infatti nella scheda sulle attività del Centro negli ultimi anni potremo vedere come l’impegno di assistenza profuso a 360 gradi con passione e sacrificio non solo non è più sufficiente, ma addirittura diventa controproducente se lo si separa da una contestuale azione di informazione e di lotta al pregiudizio. Una lotta tanto più dura e snervante quando tocca tematiche delicate come la prostituzione che di per sé non sono lo specifico dell’attività di accoglienza del Centro Fernandes. Ed allora si capisce molto più chiaramente cosa voglia dire quel “più” aggiunto alla parola “speranza” che è il nome suggestivo di un altro più antico progetto che lo stesso Centro attua per conto della Provincia di Caserta da oltre quattro anni con lusinghieri risultati (vedi scheda in appendice). Proprio dalla esperienza maturata con il progetto “Speranza” è nata l’esigenza di andare oltre la logica dell’accoglienza e incominciare a esplorare più a fondo le contraddizioni sociali dalle quali nasce l’immensa domanda di prostituzione e l’infinito mare di dolore in cui navigano tantissime donne. Quando nel 2001 iniziammo quell’avventura per volontà dell’Arcivescovo di Capua, mons. Bruno Schettino, e del Presidente della Provincia di Caserta, Riccardo Ventre, il clima intorno al tema della prostituzione e dell’immigrazione era ancora abbastanza sereno. Col passare del tempo, però, ci siamo accorti che stava cambiando il modo di vedere e giudicare il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione e dell’immigrazione in generale. Dopo aver lavorato per mesi e mesi con una ragazza nigeriana tentando a fatica di ricostruirle un minimo di dignità e voglia di ricominciare, ci siamo sentiti sempre più spesso ripetere: “no le nigeriane non le vogliamo a lavorare”; Sono peggiorati i rapporti con le pubbliche amministrazioni al punto che si trovano sempre maggiori e inspiegabili difficoltà agli uffici comunali per ottenere una semplice residenza o in questura per rinnovare un permesso di soggiorno. Siamo sempre più ossessionati dalla voglia di scoup dei giornalisti che vogliono raccontare “una storia” a tutti i costi con mortificanti interviste a volto coperto per soddisfare gli appetiti sempre più voraci della real tv senza preoccuparsi invece di invitare lo spettatore a riflettere, a capire le mille facce e i mille problemi di una esperienza e di un progetto. Risulta evidente allora che ancora una volta stanno tentando di ridurre queste povere donne a “merce”. E più in generale si sta verificando un processo di “mercificazione” dell’intero mondo dell’immigrazione da considerarsi come problema di manodopera e di “quote”. Non a caso il Santo Padre, lo scorso 21 novembre, nel discorso per la giornata nazionale delle migrazioni 2004, ha duramente ammonito che bisogna passare da una “cultura della diffidenza ad una cultura dell’accoglienza”.
A questo punto allora si è chiamati ad una svolta: o assecondare il senso comune lasciandosi etichettare come una di quelle tante nicchie di solidarietà che piacciono tanto ai benpensanti senza scomodarli troppo, o puntare su una presa di posizione decisa e compromettente che faccia della solidarietà solo la strada stretta e necessaria verso la conquista dei diritti.
Con il progetto “Speranza più” abbiamo cercato di imboccare questa seconda strada.
Pur nella continuità di un impegno costante nella lotta alla tratta occorreva rimettere al centro del discorso non tanto la “vittima” come caso umano o giudiziario, ma quello che vi sta dietro e dentro: la condizione della donna e i suoi diritti negati. La donna come cassa di risonanza di tutte le contraddizioni del mondo contemporaneo sempre più unito e sempre più diseguale. Il tutto fondato su una premessa inconfutabile: “L’incapacità di una Comunità, come di uno Stato a garantire i diritti delle donne porta al loro sfruttamento sessuale ed economico, sia a casa e nella comunità, che all’interno delle economie locali, nazionali e globali. La mancanza di diritti accordati alle donne è un fattore primario del loro traffico. Le discriminazioni vissute a casa, nella comunità, nelle strutture sociali trovano nella violenza fisica e psicologica l’espressione più aperta ed estrema.(Nazioni Unite) ”
Sullo sfondo di terribili cronache di sfruttamento, di squallide storie di sesso venduto e comprato per pochi denari, di gentili signori di ogni età ed estrazione che contrattano dai finestrini delle macchine, si staglia indelebile e inesplorato l’emblema di ogni debolezza e sopruso: l’universo femminile. Un universo di colori, di forme, di credenze, di lingue, di culture destinato in pochi anni a cambiare radicalmente il volto dell’immigrazione nel nostro paese. Sì, perché la presenza sempre più massiccia delle donne straniere ci costringe a smascherare i nostri istinti più reconditi e le nostre convinzioni profonde. E’ così non solo per le prostitute che mettono in luce le perversioni di centinaia di insospettabili clienti, ma anche per le colf dell’est che mettono in crisi tante famiglie apparentemente tranquille o le donne mussulmane che imbarazzano per la serafica rinuncia a tante conquiste del nostro femminismo, o le donne africane che continuano a partorire figli trascinandoli in giro come bagagli, o le donne filippine che sovvertono i ritmi frenetici delle nostre convivenze domestiche con il loro garbo imperturbabile, e così via.
Ecco allora che il momento più alto di tutta l’azione progettuale può essere racchiuso nel “Manifesto per la costituzione di una rete di promozione dei diritti della donna” che a bella posta abbiamo voluto mettere all’inizio di questo lavoro. Collegare prostituzione e diritti delle donne è stata un’operazione culturale difficile e rischiosa, ma carica di stimoli e di significato. Operazione tanto più difficile in quanto rivolta particolarmente al mondo delle scuole superiori scelto come luogo privilegiato per smascherare sul nascere i luoghi comuni e le ipocrisie che possono instaurarsi nel cuore dei giovani disinformati. “Io credo che a molte donne piace fare “il mestiere” perché allora non lo fanno a casa loro?…” “Per risolvere il problema secondo me, la polizia dovrebbe fermare tutti i clienti delle prostitute e arrestarli…” “Dovrebbero non permettere alle donne di prostituirsi. Dovrebbero liberare le strade per non permettere di vedere uno spettacolo di così cattivo gusto…” Queste sono alcune delle riflessioni raccolte tra i banchi di scuola dalla coop. “Città Irene” che ha condotto per noi una ricca campagna di informazione e sensibilizzazione attraverso proiezione di cortometraggi, dibattiti e manifesti. Ne è venuto fuori un ritratto interessantissimo del senso di smarrimento e di sfiducia che può farsi strada lì dove la disinformazione si unisce mancanza di orizzonti culturali adeguati alla complessità dei tempi. La esigua durata di un progetto e le nostre modeste risorse non ci hanno consentito di abbattere un ostacolo così imponente. Con la presente pubblicazione, tuttavia, ci auguriamo di poter lasciare una piccola impronta del nostro cammino capace di guidare ulteriori passi, nostri e di altri, nella direzione di:
· Promuovere un dibattito culturale che permetta di uscire dalla povertà dei luoghi comuni di cui il tema della prostituzione è spesso portatore.
· Allargare la riflessione anche a tematiche più ampie rispetto al solo fenomeno in questione, che riguardino la relazione tra i generi, l’educazione ad una sessualità responsabile, il rapporto denaro/potere.
Dibattiti, riflessioni e ricerche che negli ultimi anni si sono intensificati grazie alla realizzazione di alcuni progetti “pilota” che hanno segnato un’inversione di tendenza nell’approccio alle tematiche della devianza da parte di alcune strutture pubbliche. Mi riferisco al già citato progetto Speranza, della Provincia di Caserta, al progetto “Estrella”delle AA.SS.LL NA2 e CE2 ed all’istituzione del Tavolo Migranti presso l’ASL CE2.
Sono obiettivi ambiziosi, ma ci consola ed incoraggia la buona compagnia di tanti amici vecchi e nuovi incontrati lungo il percorso che ci hanno consentito di consolidare la rete di collaborazione senza la quale nessuno di noi potrebbe guardare molto lontano.
In particolare mi preme ricordare il Centro “Ero Forestiero” della Caritas di Pozzuoli, la Congregazione delle suore Ancelle dell’Immacolata di S.Maria C.V., rinnovata dalla guida tenace e sensibile della Madre generale, Suor Maria Serruto, la “Casa della Carità” di Vitulazio fondata dell’inimitabile parroco, don Pietro Lagnese, la Caritas parrocchiale dell’amico e ottimo sacerdote don Gianni Branco di Capua.
Ci consola la sensibilità più volte mostrata coi fatti dalla Regione Campania, nelle persone di due donne tenaci e coraggiose come Maria Fortuna Incostante ed Adriana Buffardi, che mettono una passione umana e civile nell’impegno per la promozione dei diritti della persona che va molto al di la dei loro importanti compiti istituzionali. In particolare va segnalata la sensibilità e la competenza dei funzionari e consulenti dell’ORMeL di cui questo ed altri importanti progetti sono figli.
Ci consola soprattutto la costante e paterna vicinanza di S. Ecc. Mons. Bruno Schettino, Arcivescovo di Capua e presidente del Centro Fernandes, che pur tra tante difficoltà e incomprensioni è l’ anima infaticabile e discreta di mille iniziative di solidarietà con i migranti.
Un ringraziamento speciale e trepidante va all’on. Ministro Stefania Prestigiacomo che ha voluto impreziosire questo nostro modesto lavoro con una fine e puntuale presentazione. Il suo prestigioso contributo ci ripaga di ogni fatica e ci dona la certezza che la nostra “speranza più”, nata come piccolo seme in una piccola provincia, può crescere e dare forza al magnifico albero della civiltà solidale che rende grande il nostro paese.