"MONDIALI AL CONTRARIO"

 

DI ANTONIO CASALE DAL GIORNALE "KAIROS" DEL 13-06-2010

 

Quando ho sentito parlare per la prima volta dei mondiali di calcio in SudAfrica il mio pensiero è andato subito a Miriam Makeba che ho avuto l’onore di conoscere al Centro Fernandes poche ore prima della sua morte avvenuta a Castel Volturno durante il concerto contro la camorra del 9 novembre del 2008. Ovviamente la storia della grande cantante sudafricana, esiliata dal suo paese per le sue battaglie contro l’Apartheid e la povertà delle baraccopoli, non ha niente a che vedere con i fasti di una manifestazione che muove miliardi di euro e che è destinata alla spensieratezza più assoluta. Purtroppo bisogna riconoscere che il calcio rappresenta spesso una fuga dalla realtà se non proprio una sorta di oppio che tiene tanti giovani e adulti lontani dai problemi reali. Non possiamo dimenticare, infatti, che dietro al lato bello e positivo del mondiale sudafricano c'è un'altra realtà, fatta di baraccopoli, povertà e, in certi casi, di sofferenza, che la grande macchina organizzativa ha fatto di tutto per nascondere agli occhi del mondo.Non voglio certo passare per uno snob guastafeste e inimicarmi tutti i lettori di Kairos che già pregustano le gioie delle partite. Anch’io sono tra loro. Tuttavia se vogliamo veramente goderci le partite senza sentirci degli stupidi “fantozzi” con birra, panino e “rutto libero” dobbiamo fare lo sforzo di andare oltre l‘evento sportivo e interessarci a tutto ciò che vi sta dietro. A questo scopo il movimento sociale Abahlali baseMjondolo, che in Zulu significa "quelli che vivono nelle baracche", ha deciso di portare in tutto il mondo i "Mondiali al contrario", una campagna di sensibilizzazione tesa a mostrare l’altra faccia della coppa del mondo. Nell’”Appello Sudafrica“, elaborato dal movimento, si legge: “I cittadini sudafricani hanno visto fortemente limitato il loro diritto ad esprimere democraticamente il dissenso, a causa delle strette misure di sicurezza adottate in occasione dei Mondiali”. “In particolare siamo oggi preoccupati per il trattamento subito dagli abitanti delle baraccopoli e dai venditori di strada in occasione della Coppa del mondo. Gli abitanti delle baraccopoli vengono forzatamente sfrattati e fatti vivere in transit camps, mentre ai venditori di strada è stato proibito di vendere la propria merce durante tutta la durata della Coppa del mondo. Ai poveri non è stato concesso di partecipare alla costruzione di un percorso comune che portasse verso la Coppa del mondo. Al contrario- aggiunge l‘appello- la Coppa del mondo è diventata l’occasione per ristrutturare le città secondo criteri che favoriscono solo le élite. I poveri vengono spinti fuori, lontani dagli occhi dei turisti e dei giornalisti”. La campagna di sensibilizzazione, nello scorso mese di maggio, è arrivata anche in Italia, naturalmente ignorata dalla gran parte dei mass media. Ignoranza ancora più inescusabile per noi perché una delle tappe del giro italiano è stata proprio Castel Volturno, ospite dei padri comboniani che sono membri attivi della campagna. Per rimediare a questa lacuna e godersi i mondiali senza scrupoli proponiamo a tutti i nostri lettori di aderire alla campagna e perché no, farsi un giro a Castel Volturno dove aleggia ancora lo spirito di Miriam Makeba e si può toccare con mano un pezzo d’Africa.

 

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