“RESTARE UMANI”… PER RISORGERE

EDITORIALE DI KAIROS DEL 24-04-2011

Vittorio Arrigoni era un italiano, ma sembrava un vero palestinese. Aveva sposato la causa di quel popolo così pienamente che anche lo sgomento e l’indignazione per la sua barbara uccisione si sono lievemente stemperati nella nebbia dei tanti morti di cui siamo abituati a vedere insanguinata quella terra. Se  fosse morto immolandosi contro il grande nemico israeliano avrebbe procurato forse maggiore impressione e invece è finito proprio per mano di una fazione estremista di quelli che aveva scelto come compagni di strada e di “guerra”. Egli, eroe coraggioso e coerente, è rimasto vittima del grande equivoco da cui purtroppo quella causa che lui difendeva non riesce a liberarsi. E’ un terribile equivoco che rende difficile prendere posizioni in questo interminabile conflitto. Cosa vogliono i Palestinesi? Vogliono diventare uno Stato con pari dignità e libertà di Israele senza doverne subire la superiorità economica e militare, oppure vogliono l’annientamento di quella grande esperienza umana e religiosa che ha sconvolto il Medio Oriente con le sue leggi democratiche ed i suoi stili di vita occidentali? Arrigoni voleva sacrificarsi per cambiare Israele, ma senza volerlo il suo sacrificio servirà di più a risolvere questo enorme equivoco all’interno del popolo palestinese. Egli, infatti, è stato immolato sull’altare di un Islam radicale che vedeva nel suo stile di vita occidentale uno scandalo.  Qualcuno ha addirittura ipotizzato che dietro il suo delitto vi sia una pista passionale il che svela ancora di più le contraddizioni di un anacronistico sovrapporsi di fede, morale  e politica. Il povero Arrigoni aveva forse sperato,  in buona fede, che incarnandosi in quella realtà avrebbe potuto assumerne le contraddizioni e condurla verso la liberazione. Ma le contraddizioni restano sempre tali se esse non trovano un punto più alto di incontro. Questo punto è l’amore e la non violenza. Solo così il Cristo incarnandosi ha potuto assumere le nostre miserie e condurle alla liberazione. Egli si è fatto come noi, ma non ha sposato nessuna delle nostre cause. Da quì l’eterna delusione di tutti i rivoluzionari armati di ogni tempo e latitudine: credere di trovare in Cristo una giustificazione per sconfiggere il male con la violenza e con l’odio. Solo l’Amore, invece, salva e converte. Quindi il migliore omaggio che possiamo offrire a questo giovane martire sono le parole di clemenza e di giustizia che ha pronunciato la madre nell’appello alle autorità di Hamas : "So che a Gaza vige la pena di morte. I presunti esecutori dell'omicidio di Vittorio, se ritenuti colpevoli, verranno quasi sicuramente uccisi . Io sono contro la pena di morte, e anche Vittorio lo era. Considerava la vita come il valore supremo. Per questo, chi dovrà giudicare i suoi assassini sappia che Vittorio non avrebbe mai voluto che fossero condannati a morte". "Se la morte di Vittorio non porterà che frutti di pace e di speranza, quest'altra morte non genererebbe che odio e violenza”. Il motto di Vittorio, infatti era: “restare umani”. Con esso aveva intitolato un libretto sulle sofferenze dei palestinesi. Ma restare umani significa non dimenticare la nostra essenza divina.Dio si è fatto come noi per farci come Lui. E’ per questo che con Lui, insieme a Vittorio, risorgeremo.