LO "SVILUPPO SONO ANCH'IO

 

EDITORIALE DI KAIROS DEL 22 GENNAIO 2012

Nel quadro della settimana dedicata ai Migranti e Rifugiati, che si conclude Domenica 22 al Centro Fernandes, il nostro giornale ha deciso di aderire alla campagna nazionale “L’ITALIA SONO ANCH’IO” . E’ uno slogan suggestivo ed efficace per dire come i figli degli immigrati nati in Italia si sentano parte del nostro popolo pur essendo esclusi dalla cittadinanza a causa di una normativa obsoleta che risente di  vecchie concezioni nazionaliste e patriarcali. Sarebbe la stessa cosa se un bambino, regolarmente adottato e cresciuto in seno ad una famiglia in cui è amato come un figlio, fosse costretto a portare il nome del padre che lo ha abbandonato. Lo “Ius sanguinis”, che non vale nell’adozione, tanto più non può valere per ragazzi e giovani che parlano la nostra lingua, frequentano le nostre scuole, hanno amici e conoscenti italiani con i quali condividono passioni e amori nati stesso lo stesso cielo. Sono questi i fattori principali che generano il senso di appartenenza e l’interesse al benessere di un paese.  Gli immigrati ed i loro figli, in particolare, hanno un interesse doppio allo sviluppo del nostro paese. A quello esclusivamente economico che ha condotto i loro padri scegliere una seconda patria si aggiunge quello affettivo maturato nel tempo. Un fallimento dell’Italia ed il loro sradicamento  sarebbe un evento doppiamente doloroso. Per questo motivo la loro propensione al lavoro è in molti casi quantitativamente e qualitativamente più forte della nostra, come dimostrano tutte le statistiche. In particolare nel campo della piccola impresa essi stanno mostrando una grande vitalità. Sui caratteri dell’imprenditorialità immigrata è intervenuto più recentemente il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro con il Rapporto: “Il profilo nazionale degli immigrati imprenditori” (Roma, 28 novembre 2011), che illustra i risultati complessivi di un progetto di ricerca cofinanziato dal Cnel e gestito assieme alle Università di Milano, Pavia e Catania attraverso l’Organismo Nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri. I piccoli imprenditori immigrati si insediano nelle aree avanzate del Paese valorizzando le specificità locali e occupando i vuoti lasciati dagli autoctoni (vacancy chain), che aprono spazi all’iniziativa dei nuovi arrivati. Le attività prevalenti riguardano la piccola distribuzione di prossimità, a gestione familiare, dove il vero elemento di successo è costituito dall’offerta a basso costo su un mercato che rimane come sempre di quartiere. Allo stesso modo, soprattutto nell’edilizia e nei distretti della meccanica, il Rapporto CNEL riporta esempi di imprenditori inseriti nella filiera della subfornitura a partire dai livelli più bassi, con esempi di innovazione e crescita basati sulla qualità del lavoro, l’affidabilità e la reputazione. In conclusione si può dire che se in tempi di crisi “il capitale umano” è la più importante risorsa su cui fare affidamento per lo sviluppo, gli immigrati sono un insostituibile fattore di esempio e di stimolo per tutti. Ogni sforzo nella direzione di garantire ad essi la qualità dell’integrazione nella comunità locale, in termini di accesso al lavoro e alla cittadinanza, densità demografica, ricostituzione dei nuclei di convivenza attraverso i ricongiungimenti familiari, i contatti con partner italiani e l’assunzione stessa di dipendenti autoctoni non è solo la chiave del loro successo, ma di tutto il nostro paese.