DA JACOPONE DA TODI A DON STURZO

EDITORIALE DEL 23-10-2011

Stabat Mater Dolorosa” è l’inizio della famosa sequenza di Jacopone da Todi che risuona in tutte le chiese nei giorni del triduo pasquale. In essa viene mirabilmente descritta la partecipazione della Madre ai dolori di Gesù sulla Croce. Nella stessa città di Jacopone si è tenuto lunedì scorso il forum delle associazioni cattoliche per discutere e  dare concrete indicazioni sul tema «La buona politica per il bene comune: i cattolici protagonisti della politica italiana». Dalle lamentazioni di Geremia allo Stabat Mater ci passano molti secoli e soprattutto ci passa in mezzo la Parola di Gesù. Dalla disperazione per la distruzione di Gerusalemme si passa alla straziante contemplazione del Cristo crocefisso che addolora, ma apre la porta del paradiso e dischiude il cuore alla speranza. Allo stesso modo il forum di Todi può rappresentare per i cattolici il passaggio epocale da una lunga stagione di lamentazione e di dispersione ad una nuova fase di impegno e di orgoglio. Questo non significa ignorare le difficoltà e i pericoli di una eventuale distinzione all’interno del complicato e anomalo sistema bipolare della nostra politica. Tuttavia quello di Todi è un importante punto di svolta, che potrebbe avere molti sbocchi possibili, ma con un sicuro presupposto: i cattolici devono tornare protagonisti in politica. Lo ha ribadito chiaramente il cardinale Bagnasco nel saluto ai partecipanti: "I cristiani sono diventati nella società civile massa critica,capace di visione e di reti virtuose, per contribuire al bene comune. La partecipazione alla sfera sociale è un obbligo, e se per nessuno è possibile l'assenteismo sociale, per i cristiani è un peccato di omissione…” . Quante volte siamo stati interpellanti per assumere un impegno politico ed abbiamo fatto il “gran rifiuto”? Ci siamo giustificati con la famiglia, il lavoro e soprattutto con la difficoltà di riconoscersi in questa o quella formazione politica. Ma se la svolta di Todi porterà ad una nuova e rinnovata unità politica dei cattolici non sarà più possibile addurre queste motivazioni. Molti guardano ancora con scetticismo a questa possibilità e si sforzano di interpretare questa iniziativa solo come l’inizio di un soggetto pre-politico o meta-politico. Ma se così fosse non usciremmo mai dal guado e si complicherebbe ancora di più la vita di noi poveri cattolici. Non avremo più solo da decidere da che parte stare, ma anche dove formarci, come se non bastassero le belle e impegnative esperienze dei movimenti laicali. A mio modesto avviso ogni soggetto diverso da un vero e proprio partito, o molto simile, non ha molto senso. Non parlo da nostalgico della Democrazia cristiana di cui ho potuto conoscere solo gli ultimi rantoli prima della fine. Parlo semplicemente con il buon senso dell’uomo di strada che ben conosce la complicazione della vita quotidiana e teme il sorgere di sovrastrutture inutili. Grossi contenitori anonimi dove l’unico denominatore comune sarebbe la perpetua “lamentazione” sull’apartheid dei cattolici e la perdita dei valori non negoziabili. Non saremmo passati alla nuova fase dello “Stabat Mater”, dove si piange, ma si spera e si lotta senza paura di rimanere pochi o addirittura soli.