Numero 0 – gennaio 2006

 

Immigrazione

 

La Repubblica Germania un test per i musulmani

Il Passaporto Immigrati musulmani, uno su 10 diventa imprenditore

Stranieri in Italia Immigrati in calo in Italia ed Europa nel 2005

Stranieri in Italia L'Europa discute il suo futuro: priorità su asilo e clandestini

 

Asilo

 

UNHCR Direttiva dell'UE rischia di abbassare gli standard d'asilo

 

Il Manifesto I sudanesi di via Lecco da Milano verso l'Onu a Ginevra

 

Tratta

 

Osservatorio sui Balcani Sulle tracce della libertà – traffico di esseri umani in Europa

 

Integrazione

 

Redattore Sociale Maggiore integrazione per gli immigrati del Veneto

Il Passaporto Sola andata", una mostra-teatro per capire l'immigrazione

 

Informazioni Giuridiche

 

Melting Pot  Alloggio norma illegittima. Una campagna per contrastarla

Corte Cost. Diritto parità di trattamento alle prestazioni di assistenza sociale

Legge Ratifica Accordo tra Italia e Romania su trasferimento condannati 

Parlamento europeo Ue: no alla cittadinanza legata alla residenza

 

Informazioni Caritas

 

Ufficio Immigrazione Circolare Tratta

Ufficio Immigrazione IMPORTANTE: volantino flussi

 

Berlino - Linea della fermezza radicale nel Baden-Wuerttemberg verso i musulmani che chiedono la cittadinanza tedesca. Il ricco Land conservatore del sudovest tedesco, ha scelto per primo una misura drastica che scatena polemiche nel paese. Il governo di Stoccarda chiede dal primo gennaio a ogni un musulmano che provenga dai paesi della Conferenza islamica e voglia divenire tedesco di sottoporsi a un colloquio e rispondere a un questionario per provare la sua identificazione con la democrazia laica, con la parità tra donna e uomo e con il rifiuto della violenza, valori costitutivi della Germania di oggi.

 
"Rischiamo di creare un sospetto generale verso i musulmani", nota il ministro dell'interno socialdemocratico di Berlino, Erhart Koerting. La sinistra radicale (i neocomunisti dell'est e Lafontaine, opposizione) parlano di discriminazione. I vertici socialdemocratici (la Spd è al governo a livello nazionale con la cancelliera cdu Angela Merkel) invece tacciono. L'iniziativa parte sull'onda dei molti casi di giovani donne d'origine turca assassinate da padri o fratelli perché rifiutavano i matrimoni combinati o la sudditanza alla famiglia e dell'allarme suscitato dalla rivolta delle banlieues in Francia e dalla violenza integralista in Olanda.

 
Il governo di Stoccarda si difende: dei tre milioni di musulmani in Germania oltre un quinto rifiutano la Costituzione come anti-islamica, e in non poche moschee si predica il rifiuto violento della società europea. Ai musulmani bisogna chiedere di identificarsi in una nazione moderna, cioè in una comunità basata sui valori costitutivi e non sull'etnìa come era sotto il Kaiser e poi con Hitler.


Il questionario chiede: cosa pensa di chi dice che la moglie deve obbedire all'uomo, e che l'uomo ha ragione a picchiarla se non obbedisce? È giusto decidere chi i figli debbano sposare? È giusto impedire a moglie e figlia di vestirsi all'occidentale? Cosa pensa degli attentati dell'11 settembre? Cosa pensa delle affermazioni secondo cui gli ebrei sono responsabili di tutti i mali del mondo? Aderirebbe a un partito vietato perché anticostituzionale? Voci radicali della sinistra parlano di discriminazione, ma l'ala riformista della Spd (come Peter Schneider, di cui pubblichiamo un articolo) propone invece da tempo che la premessa dell'integrazione dell'Islam in Europa è chiedere ai musulmani residenti un'esplicita adesione ai valori costitutivi europei.

(5 gennaio 2006)

 

 

Milano - Sono davvero fanatici. Ma fanatici del lavoro, e non di altro. Gli islamici, e in particolare gli instancabili marocchini, in Italia negli ultimi cinque anni si sono dedicati agli affari. E lo hanno fatto con una tale passione da creare un fenomeno nuovo, studiato dalla Camera di commercio di Milano. Da un’elaborazione dei dati Istat, risulta che il 10 per cento dei musulmani residenti in Italia - cioè uno su dieci, donne, bambini e anziani compresi - è titolare di una ditta individuale, cioè di una partita Iva. Nessun’altra comunità straniera è tanto prolifica, lo spirito levantino non mente. In cinque anni, dal 2000 al 2005, nel popolo delle partite Iva gli immigrati provenienti dall’area del Mediterraneo sono arrivati ad essere 51mila, con un balzo in avanti del 243 per cento. Un vero e proprio boom, senza confronti fra gli altri gruppi etnici. I settori nei quali operano i marocchini, gli egiziani, i tunisini, i giordani, i ciprioti, i turchi, i palestinesi, sono quelli tradizionali del commercio (29mila ditte individuali, il 56 per cento del totale) e dell’edilizia (12mila imprese). Quindi ristorazione, nella sua vasta gamma di accezioni. Dal take away ai chioschi che vendono kebab (i turchi hanno incrementato del 224 per cento la loro presenza sul mercato), fino alle pizzerie e alle panetterie, per esempio, praticamente monopolizzate dagli egiziani, titolari anche di 700 ristoranti, il 49 per cento del totale. Per commercio si intendono anche i negozi di tappeti, di informatica, i noleggi di videocassette, la miriade di call center e di macellerie islamiche, servizi aperti negli ultimi anni a beneficio di comunità sempre più estese radicate nei grandi centri urbani. Il commercio, a livello nazionale, appare quasi monopolio degli immigrati marocchini, che hanno aperto oltre 24mila microimprese, pari all'83 per cento del settore. Seguono i tunisini con 1.431 imprese. I marocchini sono in generale, anche fuori dal commercio, per esempio nelle imprese di pulizia, i più attivi fra i titolari di ditte individuali provenienti dai Paesi del Mediterraneo (con 31.552 attività, il 61 per cento del totale). Li seguono a ruota i tunisini (7.582 imprese, 15 per cento), gli egiziani (6.557 imprese, 13 per cento), i libici (1.766 imprese, tre per cento) e gli algerini (1.288 imprese, 2,5 per cento). Rispetto a 5 anni fa, a crescere maggiormente sono ancora le attività marocchine (più 421 per cento), seguite da quelle algerine (più 296 per cento). La Camera di commercio sottolinea che sempre più spesso l'apertura di una partita Iva non presuppone l'avvio di una vera impresa, ma è dovuta alle richieste dei datori di lavoro che vogliono evitare responsabilità nei confronti dei dipendenti. Ma questo non riduce la portata del fenomeno, semmai ne spiega meglio i contorni. Con oltre 12mila imprese l'edilizia è il secondo settore con la più forte presenza di imprese con titolare proveniente da Paesi mediterranei non europei. I tunisini coprono il 35 per cento del comparto, i marocchini il 32 per cento. Seguono le attività manifatturiere con quasi tremila imprese, pari al 5,8 per cento del totale, e i trasporti con 2.864 imprese (5,6 per cento del totale).

(03 gennaio 2006 - ore 13.08)

Bruxelles - Nonostante i numerosi allarmi mediatici sull'argomento, l'immigrazione netta in Europa e in Italia è calata nel 2005 rispetto all'anno precedente, secondo le prime stime pubblicate da Eurostat.

L'Ufficio statistico dell'Ue indica nell'Italia il paese che ha conosciuto il maggiore calo percentuale di immigrati nell'ultimo anno tra tutti i paesi dell'Ue: l'afflusso netto nella penisola nel 2005 è diminuito di circa lo 0,4% rispetto ai dati del 2004.

 L'Unione europea ha registrato una flessione netta nell'arrivo di immigrati dello 0,1%, dato che si traduce in termini assoluti in oltre 150.000 di immigrati in meno nel 2005 rispetto al 2004. Seppure in calo, gli immigrati sono stati comunque oltre 1,5 milioni in tutto il 2005 nell'Ue, così contribuendo in misura consistente al lieve aumento demografico complessivo nei Venticinque tra il 2004 e il 2005 (circa 2 milioni di abitanti in più).

E in effetti senza immigrati la popolazione starebbe diminuendo in Italia (dove le morti sono state nel 2005 superiori alle nascite) e rallentando la sua crescita in Europa (dove il divario tra morti e nascite va sempre più assottigliandosi).

(16 gennaio 2006)

Vienna - Il tema dell'immigrazione, e quello del diritto di asilo spesso abusato, sono stati in primo piano nel fine settimana in una riunione informale dei ministri degli interni e della giustizia europei organizzata a Vienna nel quadro del semestre di presidenza austriaca dell'Ue.

 Dai vari interventi è emersa la volontà di arrivare a una armonizzazione in Europa della politica di asilo e a misure comuni per far fronte all'emergenza dell'immigrazione illegale. Come ad esempio la creazione di "squadre di rapido intervento" composte di esperti, medici, interpreti e psicologi per intervenire tempestivamente in loco in situazioni d crisi.

 Il vice presidente della Commissione Ue Franco Frattini, competente per i settori interni e giustizia, ha annunciato che proporrà entro la fine del mese una lista dei "paesi sicuri": le richieste di asilo in uno dei 25 stati Ue provenienti da questi paesi verrebbero automaticamente respinte. "Un rifiuto di accogliere un profugo deve essere accettato da tutti, la precondizione è che ci sia un accordo sulla lista dei paesi sicuri", ha dichiarato ai giornalisti il ministro degli interni francese Nicolas Sarkozy. In passato gli sforzi per mettere a punto una tale lista sono falliti ma questa volta a suo avviso esiste la volontà politica per arrivarvi. Frattini ha inoltre annunciato il lancio di progetti pilota per giugno per aiutare una serie di paesi a far fronte sul loro territorio all'emergenza profughi ed evitare così che sbarchino in Europa. In particolare ha menzionato Tanzania, Bilorussia, Moldova e Ucraina sottolineando però che "non aiuteremo a finanziare centri di detenzione o protezione in Africa".

Sappiamo però, ha sottolineato in dichiarazioni alla stampa, che in alcuni paesi africani o altri paesi "esistono non centri ma delle aree o addirittura delle città dove ci sono migliaia di rifugiati che vivono in condizioni disperate". L'Europa non dà aiuti diretti a centri di custodia e detenzione: la risposta deve essere "sì a aiuti dell'Europa a paesi terzi", ha detto. Nei vari interventi è stato anche rilevata sia la diversa gravità dell' immigrazione clandestina sia il diverso onere finanziario per contrastare il fenomeno e sia le diverse politiche nazionali. Queste hanno portato al cosiddetto 'asylum shopping', ovvero la scelta da parte dei rifugiati dei paesi dove hanno più chance di vedere accolte le domande di asilo. L'Italia, come ha rilevato il sottosegretario agli interni Alfredo Mantovano, è fra i paesi più esposti e il controllo delle sue frontiere meridionali è in realtà opera di controllo del confine dell'Europa. In massiccio aumento, ha sottolineato, l'arrivo di illegali dal Marocco a seguito del rafforzamento delle frontiere spagnole dopo i fatti di Ceuta e Melilla: solo negli ultimi due mesi i profughi dal Marocco sono diventati il 32,4% del totale dei clandestini giunti in Italia, contro il 2,4% registrato nello stesso periodo nel 2004.

La proposta di dare vita a "squadre di rapido intervento" potrebbe essere realizzata entro l'anno, auspicabilmente prima dell'estate, quando comincia la stagione più critica di sbarchi perché le acque del Mediterraneo sono calme e le coste dell' Europa meridionale sono prese d'assalto dalle imbarcazioni di fortuna dei profughi. Alla riunione ha partecipato anche il ministro della giustizia Roberto Castelli.

In dichiarazioni a margine, Frattini ha peraltro appoggiato la decisione del gruppo Ue3 (Francia, Germania, Gran Bretagna) di rinviare al Consiglio di sicurezza dell'Onu il caso del programma nucleare dell'Iran. Alla luce dell'escalation del conflitto, ha detto, è arrivato il momento di lasciare la parola all'Onu, il "luogo della legittimità internazionale". Interpellato al riguardo, Frattini ha anche precisato che la questione dei presunti carceri Cia nell'est Europa non è stata discussa "perché non è di competenza dei ministri degli interni".

(16 gennaio 2006)

Roma - Il soggiorno in Italia per i cittadini immigrati è sempre più difficile e pieno di ostacoli.

Con l’approvazione del regolamento attuativo della legge sull’immigrazione, si perfeziona il perverso intreccio tra la legge Bossi Fini e la legge 30, con il quale si porta a compimento un processo di attacco generale ai diritti del lavoro che riguarda tutti ed in particolare colpisce con durezza i precari stranieri.

La legge sull’immigrazione Bossi Fini ha concretizzato la totale precarizzazione dello straniero, con permessi di soggiorno sempre più brevi e ridotti, con maggiori difficoltà nelle pratiche burocratiche, con alcuni diritti che valgono solamente per la breve durata del pds. In Italia ormai si può parlare di nuova schiavitù, di carne da lavoro senza diritti.

Non per ultima si aggiunge la normativa sull’idoneità all’alloggio.
Un onere scaricato sul lavoratore straniero che, senza questo difficile requisito, non può sottoscrivere nuovi contratti di lavoro o proseguire quelli esistenti.
Il rischio è che migliaia di lavoratori immigrati perdano il posto di lavoro, il permesso di soggiorno, la casa, ritornando nell’irregolarità. Addirittura può succedere che le famiglie dei cittadini immigrati, se hanno nuovi nati, perdano l'assegnazione della casa popolare perché il numero degli inquilini supera la metratura prevista per legge.
In poche parole, gli italiani possono dormire sotto i ponti ma avere un lavoro. Al contrario, i lavoratori immigrati non possono lavorare se non hanno una casa “bella” e spaziosa, a norma di legge...Si tratta di una norma da contrastare immediatamente perché sancisce un vero e proprio apartheid che discrimina pesantemente gli immigrati non comunitari. Una casa, il permesso di soggiorno e una vita dignitosa sono diritti inalienabili e basilari e nessun cavillo normativo può intervenire in maniera pretestuosa per negarli. Per questo motivo il Progetto Melting Pot Europa promuove una campagna per contrastare questa disposizione assurda e per difendere licenziamenti illegittimi. Per questo siamo disponibili a sostenere legalmente chi volesse avviare un’azione giudiziaria contro situazioni come quella appena delineata
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Roma - La Corte Costituzionale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 8, comma 2, della legge della Regione Lombardia 12 gennaio 2002, n. 1 (Interventi per lo sviluppo del trasporto pubblico regionale e locale), come modificato dall'art. 5, comma 7, della legge della Regione Lombardia 9 dicembre 2003, n. 25 (Interventi in materia di trasporto pubblico locale e di viabilità), nella parte in cui non include gli stranieri residenti nella Regione Lombardia fra gli aventi il diritto alla circolazione gratuita sui servizi di trasporto pubblico di linea riconosciuto alle persone totalmente invalide per cause civili.

(28 novembre 2005)

 

Venezia - Crescono stabilità ed integrazione per gli immigrati che vivono in Veneto. Lo dimostrano la presenza di donne e bambini, rispettivamente il 46% ed il 23% degli immigrati della regione e i dati del Servizio Sanitario Nazionale: al primo semestre 2005 erano circa 285mila i cittadini stranieri adulti e minori, residenti o domiciliati nei comuni del territorio regionale, iscritti alle anagrafi sanitarie delle Aziende Ulss. Sono alcuni dei dati del dossier “Immigrazione in Veneto” presentato questa mattina a Conegliano. Una fotografia fedele e aggiornata della situazione lavorativa e socio-demografica, che pone il Veneto al secondo posto in Italia, dopo la Lombardia, per numero di cittadini stranieri residenti. Erano 28mila alla fine del 2004, il 20% in più rispetto al 2003, nel 2005 rappresentavano il 6% della popolazione regionale. La maggior parte proviene dall’Europa dell’Est, anche se sono 180 i gruppi nazionali rappresentati nella regione; la metà dei primi dieci gruppi appartiene all’area dell’Europa orientale, seguono marocchini (14%), romeni (13%), albanesi (11%), serbi montenegrini (6%) e cinesi (5%).

 

La famiglia – “Negli ultimi anni, le donne ed i minori hanno contribuito in modo decisivo all’incremento della presenza immigrata, favorendo maggior stabilizzazione dei nuclei familiari e integrazione dei migranti nelle società locali”, si legge nel rapporto. Le donne rappresentano circa il 46% del totale, i minori il 23%. Sono 135mila le iscritte al Ssn, 64mila i minori iscritti con un aumento del 30%. I “nuovi nati” del 2004, rappresentavano il 10% della componente minorile e il 3% della popolazione straniera residente; sempre nello stesso anno sono nati in Veneto poco più di 46mila bambini (italiani e stranieri), di cui quelli nati da madre con cittadinanza straniera (quasi 8.400) rappresentano attorno al 18% del totale. Gran parte degli immigrati in Veneto (43% del totale) ha un’età compresa tra i 25 e 39 anni, con una particolare concentrazione nella prima fascia della popolazione adulta 30-39 (15% del totale). “Dall’analisi degli iscritti alle anagrafi sanitarie del Veneto in base alle classi di età, si osserva, infatti, che i giovani stranieri incidono fortemente sul totale dei propri coetanei. Così, del totale degli iscritti tra i 24 e 44 anni di età, gli stranieri rappresentano il 10% , di cui, in particolare, nella sola classe 25-29 raggiungono il 13%”, sottolinea il dossier.

 

Il lavoro - L’incidenza delle assunzioni di immigrati nati in Paesi non Ue è passata dal 4% del

periodo 1991-1993 ad oltre il 20% del 2003 e nel 2005 il 6% di tutti i titolari di azienda erano stranieri. Dell’ultimo triennio l’incremento più consistente è stato registrato nel 2002: con il 32% in più, gli occupati sono passati da 78.000 nel 2001 a circa 100.000 nel 2002. Le donne, nonostante rappresentino ancora nel 2003 poco meno di un terzo del totale (29%) “sono una componente fondamentale per l’andamento complessivo dei lavoratori stranieri”, secondo il rapporto. Le donne occupate sono aumentate del 42% nel 2002, mentre gli uomini registrano un tasso di crescita del 27%. Alla fine del 2003 i lavoratori occupati si concentrano fortemente nel trevigiano (26%) e nel vicentino (24%). Rispetto ai comparti produttivi, il 45% dei lavoratori dipendenti nelle aziende private si concentra nei settori dell’industria metalmeccanica (19%), delle costruzioni (14%) e della moda (12%). Tra le prime cinque collettività più numerose di occupati dipendenti si riscontrano gli stessi gruppi nazionali dei residenti stranieri di cui però occupa il primo posto la collettività romena (15%), seguita da quella marocchina (14%), albanese (10%), serbo montenegrina (9%) e cinese (6%). Nel caso dei lavoratori indipendenti, invece, con un aumento annuale di circa 15%, il totale delle cariche è passato da 19.000 nel 2001 a circa 29.000 nel 2005. I valori diventano più consistenti e significativi se vengono esaminati solo i titolari di azienda, pari al 62% dell’insieme di cariche imprenditoriali detenute dai cittadini stranieri. Nel 2005 gli  immigrati rappresentano il 6% di tutti i titolari di azienda del Veneto. Le attività svolte privilegiano i settori delle costruzioni (30%) e del commercio (29%), seguiti dalle attività manifatturiere (15%). Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio, gli immigrati si concentrano maggiormente nelle province di Treviso (25%), Verona (20%) e Vicenza (18%). A differenza dei dipendenti nel settore privato, i gruppi nazionali più riscontrati tra gli imprenditori immigrati sono rappresentati nel 2005 dai migranti cinesi (16%), marocchini (14%), serbi montenegrini (11%), romeni (11%) e albanesi (7%).

 

L’integrazione - L’accesso alla casa e l’inserimento scolastico, indicatori d’integrazione dei cittadini stranieri nella  società di destinazione. La sistemazione abitativa costituisce un elemento essenziale degli aspetti più generali che riguardano le condizioni di vita della popolazione immigrata nella società di accoglimento. Dall’analisi delle domande di alloggio di edilizia residenziale pubblica presentate nel 2003 emerge una percentuale di cittadini stranieri pari ad un terzo del totale (più di 5.000 su un totale di quasi 17.000), mentre il loro peso sul totale delle assegnazioni è pari al 19%. La quota di alunni stranieri iscritti nelle scuole del Veneto rappresenta una variabile fondamentale dell’integrazione delle collettività straniere. Nell’anno scolastico 2004/2005 gli alunni stranieri ammontavano a più di 44.500, circa il 7% della popolazione scolastica. La scuola primaria mantiene la percentuale più alta di alunni stranieri (44%) ed è anche quella in cui gli allievi stranieri incidono con i valori più consistenti (9% del totale).

(09/01/2006)

 

Roma - Stamattina, 9 gennaio, è stata inaugurata a Roma la terza edizione di “Sola andata. Un viaggio diverso dagli altri”. Si tratta di una “mostra-teatro su rifugiati e immigrati” organizzata dal Cies(Centro informazione e educazione allo sviluppo) e con il contributo dell’Acnur (Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati), del comune e della provincia di Roma e della regione Lazio. “Sola andata” era già stato presentato a Roma Cinecittà nel 1997-98 e a Reggio Emilia nel 2000. Stavolta è al teatro India, in via Pierantoni 6 sul lungotevere, fino al 4 febbraio. Il prezzo per gli studenti è di sette euro, per gli adulti nove. E' uno spettacolo un po’ particolare, dove lo spettatore partecipa attivamente e fa la "parte" di un immigrato in viaggio verso l’Italia. Mentre i "veri" immigrati fanno la parte di poliziotti, funzionari delle istituzioni e scafisti senza scrupoli.

“L’intento della mostra – ha detto il sindaco Walter Veltroni alla cerimonia d'inaugurazione – è quello di far vivere ai ragazzi una parte di esperienza reale, un percorso duro. L’intento di arrivare dove le cronache quotidiane non arrivano, cioè a rendere l’idea della solitudine che c’è dietro la storia di tanti immigrati. È quello che è accaduto anche agli italiani che fino a qualche decennio fa emigravano in varie parti del mondo. La nostra storia è fatta di emigrazione e come noi siamo stati aiutati a diventare un paese più ricco, dobbiamo ora aiutare chi è più povero ad emanciparsi. I ruoli si rovesciano: ieri siamo stati ospitati, oggi siamo noi a offrire accoglienza".

L’assessore alla cultura della regione Lazio Giulia Rodano ha espresso il desiderio di “ripetere questo spettacolo in modo ricorrente e addirittura di creare un spazio permanente per la mostra, in modo che le scolaresche della Regione possano visitarla in qualsiasi periodo dell'anno”. Mentre per Laura Boldrini, portavoce dell’Acnur, “Sola andata” vuol essere uno “strumento di civiltà e di sensibilizzazione per far capire come i rifugiati e la maggior parte degli immigrati non abbiano scelta ma siano costretti a lasciare i loro paesi e la loro vita”.

In chiusura, la giornalista e conduttrice Serena Dandini ha paragonato il percorso della mostra a un “luna-park angoscioso”: “All’inizio sembra di essere in un luna-park, che però diventa sempre più angosciante e inquietante. Forse questa iniziativa ci aiuterà a cambiare atteggiamento con i nuovi poveri che ci chiedono aiuto. Per noi sono solo una seccatura: ma dietro quella seccatura c’è sempre un percorso difficile che non possiamo ignorare".
(9/01/2006)

 

Legge 281 del 30 dic. 2005

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Romania sul trasferimento delle persone condannate alle quali è stata inflitta la misura dell'espulsione o quella dell'accompagnamento al confine, fatto a Roma il 13.09.03, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 4 del 5 gennaio 2006, 10 gennaio 2006

La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;

Il Presidente della Repubblica

Promulga

la seguente legge:

Art. 1

Autorizzazione alla ratifica

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo tra la Repubblica italiana e la Romania sul trasferimento delle persone condannate alle quali è stata inflitta la misura dell'espulsione o quella dell'accompagnamento al confine, fatto a Roma il 13 settembre 2003.

Art. 2.

Ordine di esecuzione

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 9 dell'Accordo stesso.

Art. 3.

Copertura finanziaria

1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di euro 100.000 annui, a decorrere dall'anno 2005. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2005-2007, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2005, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 4.

Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

Data a Roma, addì 30 dicembre 2005

Ciampi
Presidente del Consiglio dei Ministri: Berlusconi

Ministro degli Affari Esteri: Fini

Ministro della Giustizia: Castelli

Visto, il Guardasigilli: Castelli

 

 

Ginevra - L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha espresso preoccupazione per il fatto che una controversa direttiva dell'Unione Europea sulle procedure di asilo potrebbe causare un serio abbassamento degli standard d'asilo all'interno dell'Unione Europea e anche oltre i confini dell'Unione. I 25 paesi membri hanno formalmente adottato la direttiva ieri a Bruxelles, senza discussione.

La direttiva sulle procedure di asilo stabilisce delle norme minime sulle modalità con cui dovrebbero essere prese le decisioni in merito alle richieste di asilo presentate negli stati membri dell'UE.

"Temiamo che l'attuazione della direttiva, qualora non vengano introdotte ulteriori forme di tutela, possa condurre a violazioni del diritto internazionale sui rifugiati e rendere più difficile per i rifugiati vedere adeguatamente esaminate le loro richieste di asilo presentate in Europa" ha dichiarato Pirkko Kourula, direttore dell'Ufficio per l'Europa dell'UNHCR.

La signora Kourula ha inoltre messo in guardia contro le conseguenze più ampie della direttiva, affermando che essa potrebbe erodere gli standard internazionali di protezione dei rifugiati anche al di fuori dell'Unione.
L'UNHCR ha garantito fin dall'inizio il proprio sostegno al processo di armonizzazione dell'asilo in Europa, ma è deluso dal fallimento degli stati membri nel tener fede al loro impegno sugli standard internazionali in materia d'asilo. In occasione del vertice di Tampere del 1999, i paesi dell'Unione Europea si erano impegnati al pieno rispetto del diritto di chiedere asilo e alla completa ed estensiva applicazione della Convenzione di Ginevra del 1951.

Nonostante le ripetute preoccupazioni manifestate dall'UNHCR durante il processo di negoziazione, il testo finale presenta gravi lacune. In particolar modo l'UNHCR è preoccupato da alcune norme che consentono agli stati di designare "paesi terzi sicuri" fuori dall'Unione Europea, nei quali i richiedenti asilo possono essere rinviati senza che la loro domanda sia stata esaminata in un paese membro dell'Unione Europea.

La direttiva, inoltre, manca di specificare in maniera esplicita che i richiedenti asilo non possono essere rinviati nel proprio paese di origine mentre sono ancora in attesa dell'esito di un eventuale appello, eliminando così il diritto e l'effettiva possibilità di rimediare ad un possibile errore.

La direttiva consente anche una serie di altre pratiche restrittive e particolarmente controverse, che attualmente sono contenute solo nella legislazione nazionale di uno o due stati membri, ma che potrebbero essere inserite nella legislazione di tutti e 25 i paesi dell'Unione. L'UNHCR rivolge un appello ai paesi membri affinché, al momento di recepire nella propria legislazione nazionale le norme concordate, essi non tendano al livello minimo permesso dalla direttiva, ma si impegnino al fine di assicurare ai rifugiati adeguate garanzie ed un elevato standard di protezione.

Molte delle preoccupazioni espresse dall'UNHCR sono riprese in un rapporto, critico nei confronti della direttiva, emesso dal Parlamento Europeo il 27 settembre 2005. Tuttavia, nessuno degli emendamenti del Parlamento è stato tenuto in considerazione.

La direttiva concordata è l'ultima di cinque importanti strumenti della legislazione europea che costituiscono la prima fase di un processo di armonizzazione della legislazione in materia d'asilo a livello europeo. L'accordo politico sul testo di questa direttiva era stato già raggiunto il 29 aprile del 2004, pochi giorni prima della scadenza del termine ultimo per il completamento della prima fase dell'armonizzazione.

(02 dicembre 2005)

Milano - Esasperati, 62 rifugiati sudanesi sgomberati dalla casa di via Lecco l'altra notte hanno tentato di sconfinare in Svizzera. Volevano andare a Ginevra per denunciare davanti alla sede dell'Onu il trattamento subito dal comune di Milano, che li ha costretti a vivere in container e dormitori di fortuna. Sono stati individuati dalle guardie di confine elvetiche nei boschi, infreddoliti. Sono stati portati nel centro della protezione civile svizzera di Castel San Pietro e al commissariato di polizia doganale di Ponte Chiasso dove ieri per tutto il pomeriggio si è tenuta una lunga trattative per convincerli a rientrare in Italia. Solo quattro hanno accettato di riprendere il treno per Milano, gli altri 58 non ne hanno voluto sapere. Ieri sera sono stati tutti sistemati nel centro di Castel San Pietro, e oggi si continuerà a tentare di far capire loro che non hanno altre possibilità. Possono solo tornare e riprendere le trattative con le istituzioni milanesi che, nonostante l'atteggiamento sprezzante di chiusura del Comune di Milano, nei giorni scorsi avevano segnato qualche passo nella direzione giusta. La Provincia di Milano aveva messo a disposizione 60 posti in uno stabile in viale Piceno, dove avrebbero trovato posto proprio i sudanesi alloggiati nel dormitorio di viale Ortles; il Comune aveva accettato di trasferire 60 persone in una scuola in viale Fulvio Testi. Rimanevano da trovare altri 70 posti. Lunedì scorso, grazie alla mediazione del presidente della Provincia Penati (Ds) e grazie al grande lavoro svolto dalle associazioni, sembrava che i rifugiati avrebbero accettato di continuare a trattare senza ulteriori proteste benché mancasse una soluzione per tutti. In serata, però, l'assessore Maiolo si era nuovamente scagliata contro la Provincia e contro i rifugiati. Nella notte i sudanesi senza avvisare nessuno, neanche le associazioni, si sono messi in viaggio per la Svizzera: un atto disperato e senza sbocchi, non condiviso dagli altri rifugiati eritrei ed etiopi.

Il centrodestra, adesso, non perde l'occasione di rialzare i toni e di attaccare la giunta provinciale: «L'intervento del presidente Penati - ironizza Maiolo - è stato così autorevole che gli immigrati hanno preferito espatriare in Svizzera». Per il consigliere regionale di Forza Italia Angelo Giammario addirittura «i profughi di via Lecco scappano dalla demagogia di Penati e della sinistra che incitano alla rivolta». Sono polemiche inutili che sfuggono ai rifugiati incapaci di districarsi nei meccanismi istituzionali e di decifrare i proclami propagandistici. Capiscono solo che una soluzione per tutti non è stata trovata e che il Comune li ha messi di fronte a false promesse e ad ultimatum. «E' singolare - fa notare Luciano Muhlbauer, consigliere regionale del Prc - che siano andati in Svizzera proprio i sudanesi di viale Ortles, ripetutamente visitati dall'assessore Maiolo».

Il loro viaggio è già finito, in un bunker antiatomico sotto una scuola di un paese sui monti sopra Mendrisio. E' stata una scelta senza futuro che dimostra ancora una volta quanto siano determinati e quanto siano incontrollabili. Laura Boldrini, portavoce italiana per l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che la settimana scorsa ha visitato i sudanesi, spera si convincano a tornare: «Sia la polizia italiana che quella svizzera sono pronte a collaborare per farli rientrare senza problemi». E poi? «Bisogna che tutti facciano un passo indietro, rinunciare ad atteggiamenti rigidi e rilanciare un tavolo tecnico e costruttivo».

(12/01/2006)

 

Strasburgo - Una risoluzione del Prc che chiedeva di legare la cittadinanza europea a 5 anni di residenza, e' stata respinta dal Parlamento europeo. La proposta (relatore Giusto Catania) e' stata bocciata con 347 no, 276 sì e 20 astenuti. La risoluzione conteneva anche l'ipotesi di introdurre una sorta di tassa europea per contribuire "alla costruzione di una cittadinanza europea più equilibrata". Anche questo specifico passaggio e' stato bocciato dall'euroassemblea.

(12/01/06)

Rovereto - “Sulle tracce della libertà – traffico di esseri umani in Europa” (tit. orig. Na tragu slobode – trgovina ljudima u Evropi) è il nuovo libro di Jelena Bljelica, giornalista del quotidiano belgradese “Danas”, pubblicato poche settimane fa dalla casa editrice “Samizdat B92”. Da molto tempo l'autrice è corrispondente dal Kosovo, Macedonia e Bosnia Erzegovina nonché collaboratrice per diversi media locali e stranieri. Della questione del traffico di esseri umani si occupa dal 2000. Col suo primo libro “Manuale per i giornalisti - Traffico di esseri umani nei Balcani” ha vinto il premio Press Freedom Award – Signal for Europe che viene assegnato dall'organizzazione internazionale Reporter senza frontiere. "Sulle tracce della libertà è il frutto di una ricerca durata anni nei Paesi dei Balcani occidentali, nell'Europa centrale, in Svizzera e in Francia" ha spiegato Jelena Bjelica ad Osservatorio sui Balcani "Si tratta di un insieme di reportage, appunti quotidiani e testimonianze delle vittime del traffico di esseri umani. Inoltre, nel libro sono contenuti dati ufficiali delle istituzioni governative dei suddetti Paesi così come i dati resi disponibili dalle organizzazioni non governative su questa problematica che oggi ha un'importanza cruciale".

 

Caritas Italiana – Una recente circolare del Ministro Pisanu sollecita una corretta applicazione dell’art. 18. Un commento alla circolare lo trovate sul nostro sito www.caritasitaliana.it

 

Caritas Italiana – In occasione della scadenza per la presentazione delle domande flussi, abbiamo ritenuto opportuno elaborare un volantino attraverso il quale informare gli utenti sulle strutture a cui rivolgersi in caso di bisogno per la compilazione della modulistica. Vi invitiamo a darne la massima diffusione al fine di sottrarre molti immigrati alle mire speculative di alcuni avvocati o presunti tali che chiedono cifre spropositate per questo servizio che in alcune strutture è addirittura gratuito. Per facilitare il vostro servizio di informazione vi alleghiamo un elenco di patronati e sportelli unici a cui indirizzare queste persone. Comunque è indicato un numero verde del Ministero a cui poter telefonare. Il volantino e le strutture  di riferimento le trovate nell’area riservata del nostro sito (www.caritasitaliana.it)